Produzioni di semi oleosi: trend europei in crescita

Le previsioni europee danno in aumento superfici e produzioni interne di oleaginose, con trend diversi in funzione della coltura. L’esempio del colza

Stando all’Outlook di breve periodo della Commissione Europea, relativo al 2024, le prospettive sulle produzioni e sui mercati agricoli europei rimangono dominate dall’incertezza. Le diverse crisi geopolitiche continuano infatti a produrre i propri effetti sui commerci e sui prezzi dei prodotti agricoli, mantenendo vive le pressioni sugli agricoltori.
Nota positiva: rispetto al recente passato sono diminuiti i costi di fertilizzanti, mangimi ed energia, continuando però a segnare valori superiori ai livelli pre-Covid e pre-conflitto russo-ucraino. Analogamente, anche i prezzi riconosciuti agli agricoltori restano mediamente superiori rispetto al 2019, ma le recenti tendenze al ribasso lasciano immaginare che difficilmente il trend negativo possa essere invertito nel breve periodo. Ciò che va poi osservato, sempre secondo la Commissione Ue, è che alcuni prezzi alla produzione sono scesi più velocemente rispetto ai costi a carico dei produttori, limando la redditività di alcune aziende agricole, in special modo di quelle meno strutturate.
Considerando il permanere delle condizioni di instabilità geopolitica, con le interferenze che queste stanno esercitando sui commerci globali, tale forbice rischia di ampliarsi in futuro, andando a danneggiare anche le realtà al momento poco toccate dal fenomeno.

Superfici a oleaginose in Europa

A livello europeo si prevede una produzione interna di semi oleosi che potrebbe raggiungere nel 2023/24 i 32,8 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,8% rispetto alla campagna precedente. Tale aumento tocca il 10% rispetto alla media quinquennale ed è dovuto in special modo alla maggiore produzione di soia e di girasole che hanno segnato un aumento delle superfici coltivate del 5% e del 10% rispettivamente.
Oltre all’aumento in superfici si è assistito anche a un aumento delle produzioni complessive di queste due colture, con un +27% per la soia e un +13% per il girasole. Valori quindi nettamente superiori a quelli che ci si poteva aspettare solo in base all’incremento di ettari coltivati.

Cala l’import, crescono le produzioni, ma con differenze fra colture

Nel 2024/25 si prevede che la produzione di semi oleosi dell’Ue raggiungerà i 33,2 milioni di tonnellate, grazie a ulteriori miglioramenti nelle rese di soia e girasole e all’espansione della superficie coltivata a soia. Come conseguenza delle maggiori produzioni interne, la Ue prevede un calo delle importazioni. Per esempio, le importazioni di semi di colza e di girasole potrebbero diminuire nel 2023/24 rispettivamente del -18% e del -53%. A livello geografico, tale diminuzione nell’import nelle oleaginose è principalmente attribuita alla riduzione delle importazioni dall’Ucraina.
Complessivamente, dagli oltre 22 milioni di tonnellate di oleaginose importate nel 2022/2023 si dovrebbe scendere a soli 20 milioni di tonnellate nel 2024/2025. I cali maggiori sono previsti per colza e girasole, mentre la soia dovrebbe restare pressoché stabile rispetto al passato, con importazioni di che potrebbero registrare solo un lieve aumento, pari al 2%, toccando in tal modo i 13,5 milioni di tonnellate.

Focus sul colza

Entrando nello specifico del colza, in termini di ettari questa oleaginosa è anch’essa cresciuta in Europa nell’ultimo quinquennio: da una superficie di poco più di 6,5 milioni di ettari nella stagione 2020/2021, per il 2024 si prevede infatti di toccare gli 8 milioni di ettari. A tale risultato positivo non si prevede però faccia seguito un trend futuro coerente con quello degli ultimi cinque anni, dando infatti questa coltura in leggero calo per la stagione 2024/2025. L’Outlook della Commissione europea prevede inoltre che la produzione complessiva di colza aumenterà solo leggermente, toccando i 19,8 milioni di tonnellate con un incremento dell’1,3% rispetto alla stagione precedente.
Relativamente all’Italia, il colza ha mostrato un forte incremento delle superfici fra il 2022 e il 2023, passando da 18,5mila ettari a oltre 30mila (Istat). Per il 2024 tali superfici dovrebbero essersi stabilizzate, anche a causa della sostituzione di alcune altre colture, come per esempio il mais, ancora in calo rispetto agli anni precedenti.