Colza: analisi stagione 2023-2024 e preparazioni nuove semine
La raccolta del colza è ormai terminata e la stagione in corso mostra ai prezzi attuali una Plv di circa 1.700 euro all’ettaro con produzioni di almeno 35 quintali
La stagione del colza è ormai terminata, in attesa delle semine del prossimo autunno. Forti erano le aspettative degli agricoltori, i quali hanno aumentato significativamente le superfici seminate a colza. Se nel 2022 queste si erano fermate a 18.500 ettari (Istat), nel 2023 sono stati toccati i 30mila con un aumento di oltre il 60% rispetto alla campagna precedente. Di conseguenza, anche i raccolti sono stati proporzionalmente in crescita, dalle 52.800 tonnellate segnate per la stagione 2022 alle 83mila attribuite alla campagna 2023 (Istat).
Anche nel 2024 la raccolta come d’uso è caduta a cavallo di metà giugno, con situazioni differenti quanto a umidità dei semi in funzione dell’areale geografico. Il mese di giugno ha infatti visto le ultime precipitazioni, anche temporalesche, alternate a settimane asciutte e calde. Se in alcuni casi si è quindi incontrata qualche difficoltà a rientrare nel 15% di umidità, limite tecnico per un raccolto qualitativamente ottimale, in altri il prodotto si è presentato con un tasso di umidità inferiore al 10%. Ciò ha fatto aumentare le perdite in campo al momento della trebbiatura, poiché semi inferiori al millimetro di diametro se sono troppo secchi tendono a sfuggire agli organi di separazione delle grandi macchine da raccolta. In tali condizioni si possono infatti contabilizzare perdite fino al 30% sul totale potenziale.
Fattori favorevoli alla coltivazione del colza
Indipendentemente dai fattori ambientali, non sempre favorevoli, a incentivare le semine di colza sono stati molteplici fattori. Da un lato gli ecoschemi della pac 2022-2027, i quali hanno premiato particolarmente le rotazioni con questa oleaginosa. Dall’altro lo sviluppo degli oli vegetali per gli impieghi energetici, come per esempio la quota di combustibili di natura rinnovabile all’interno del gasolio. Un altro fattore che conferisce una relativa stabilità alla filiera è poi la stipula degli accordi di coltivazione siglati tra agricoltori e filiera stessa.
Infine, un ulteriore aspetto positivo che invoglia il colza nei piani rotazionali delle aziende è la possibilità di avere i campi liberi in tempo utile per seminare una coltura di secondo raccolto, come per esempio ibridi precoci di mais.
Prezzi che guardano di nuovo in alto
Anche i prezzi dell’estate 2024 sono comunque interessanti, pur restando lontani dal picco di 700 euro alla tonnellata registrato nel 2022. Questa quotazione era infatti trainata verso l’alto dalla coda delle perturbazioni commerciali dovute alla guerra in Ucraina e risultava quasi doppia se posta a confronto con le medie dell’ultimo decennio. Logico quindi che vi fosse un calo nei mesi successivi.
Nella seconda metà di luglio 2024 i futures sul colza quotavano comunque sopra i 486 euro alla tonnellata, in leggero calo dopo il picco di 508 euro di inizio mese. Il trend resta comunque in ascesa rispetto alle quotazioni di fine 2023 e di inizio 2024. Il minimo si era infatti toccato nell’ottobre 2023 con 381 euro alla tonnellata, oscillando poi per lo più fra i 420 e i 440 per tutto l’inverno.
Solo a inizio primavera 2024 si è assistito a una risalita dei furures, con un trend che ha portato a un primo picco di 494 euro a fine maggio, seguito da un temporaneo calo verso metà giugno fino a un minimo di 458 euro alla tonnellata. Tornare sopra la soglia di 500 euro alla tonnellata sembra quindi possibile, visto l’andamento in crescita delle ultime settimane di luglio.
Plv potenziali intorno a 1.700 €/ha
Con raccolti intorno alle 3,5 tonnellate per ettaro si stima quindi una Plv a prezzi attuali intorno a 1.700 €/ha. A questi andranno sommati i contributi previsti dalle misure Pac relative agli ecoschemi, come pure gli eventuali contributi regionali aggiuntivi per le misure di lotta integrata. L’andamento dei prezzi puo’ essere consultato gratuitamente su Trading Economics.