Frumento duro: opportunità di semina nel Norditalia

Condizioni pedoclimatiche favorevoli per il grano duro nel Nord Italia, ma il Nordovest è in ritardo

Tradizione vuole che il grano tenero si coltivi prettamente nel Norditalia, mentre il frumento duro si semini nel Centrosud, isole comprese. Stando infatti alle statistiche nazionali (Istat), in Italia il frumento tenero si è coltivato nel 2024 in ragione di 571.780 ettari, dato in discesa rispetto ai 598.277 ettari del 2023, ma comunque superiore ai 538.771 ettari del 2022. Netta la prevalenza delle regioni del Nord, con 280.982 ettari coltivati nel Nordest a cui si aggiungono i 133.010 raccolti nel Nordovest. In totale, oltre il 72% del grano tenero nazionale viene quindi raccolto nelle regioni settentrionali del Paese.

Diversa la situazione guardando al frumento duro, coltura che nel 2024 è stata coltivata in ragione di 1.189.948 ettari, in leggero calo rispetto alle due annate precedenti quando ne vennero coltivati 1.269.286 ettari nel 2023 e 1.237.958 nel 2022. Ribaltate risultano però le proporzioni fra le diverse aree italiane, con il Sud (isole escluse) che guida la coltivazione del grano duro con 576.128 ettari (48,4% del totale), a cui vanno aggiunti i 283.510 ettari coltivati in Sicilia e i 28.475 coltivati in Sardegna. Seguono le regioni centrali con 176.722 ettari (14,8%). Significativa, infine, la differenza fra regioni del Nordest e del Nordovest, con le prime che nel 2024 hanno comunque coltivato 106.389 ettari di grano duro (8,9%) contro i soli 18.724 ettari del Nordovest (1,6%).

 

Cambia il clima: cambiano gli orientamenti colturali

Le condizioni climatiche degli ultimi anni hanno però visto cambiamenti importanti quanto a piogge e temperature, con prolungate inversioni geografiche rispetto al passato. Al Sud, tradizionalmente asciutto in autunno, si sono più volte presentate elevate piovosità proprio nei mesi migliori per la semina. Al contrario, il Nord ha visto autunni e inverni miti con primavere piovose, salvo risultare caldo e soleggiato nella fase di maturazione delle spighe. Ciò potrebbe aprire alcune ipotesi di estensione della coltivazione di grano duro anche nelle aree settentrionali del Paese, a patto che i terreni siano adatti alla specifica coltura.

Condizioni pedoclimatiche idonee

Oltre alle favorevoli condizioni climatiche, anche le caratteristiche dei terreni giocano un ruolo fondamentale nell’eventuale scelta di coltivare grano duro al Nord. Di norma, infatti, i terreni che meglio si prestano alla coltivazione del frumento duro presentano una tessitura da media a pesante, con una quota significativa di argilla e una buona struttura generale. A conferma, mal si prestano i terreni troppo sciolti (ideali invece per il mais) oppure, sebbene argillosi, che risultino caratterizzati da una cattiva struttura. Un basso rapporto fra macro e microporosità genera infatti una scarsa areazione della matrice che poi si accompagna anche a una scarsa capacità drenante in caso di precipitazioni abbondanti.

Parimenti da evitare i suoli a reazione acida o particolarmente ricchi di sostanza organica. In termini di lavorazioni, deve quindi essere prestata massima attenzione alla sistemazione idraulica dei campi, poiché il frumento teme molto i ristagni. Pure da non sottovalutare le minime lavorazioni e la semina su sodo nelle zone pedecollinari.

Grano duro: produzioni nazionali insufficienti

La cronica carenza di frumento duro obbliga l’Italia a importare circa il 40% di prodotto dall’estero. Forte e in crescita è però la richiesta di prodotto italiano, rendendo questa coltura interessante anche in aree ove tradizionalmente non viene considerata affatto. Sebbene il Norditalia non possa competere con il Sud quanto a superfici a grano duro, qualche possibilità di espansione di questa coltura si può intravedere nelle aree in cui meteo e terreni possano risultare idonei. Ciò implica ovviamente un cambio di mentalità gestionale, dovendo ridisegnare i piani di rotazione includendo anche il grano duro su specifici appezzamenti.

I prezzi al conferimento, però, sono sempre più alti rispetto a quelli del frumento tenero, con in più la possibilità al Nord di ottenere rese più elevate grazie a un clima che difficilmente genera situazioni di gravi carenze idriche come avvenuto in Meridione nel 2024. Nonostante la scelta di seminare grano duro possa quindi apparire coraggiosa, anche in alcune aree settentrionali questa coltura potrebbe trovare collocazione, pur richiedendo un’accorta scelta dei terreni, delle varietà e delle cure agronomiche, nutrizionali e fitosanitarie. Il tutto, permetterebbe di differenziare anche l’offerta delle proprie aziende, minimizzando il rischio di impresa in caso la coltura principale patisse di contingenze sfavorevoli.