Colza: breve guida alla coltivazione
Vari gli accorgimenti da adottare per ottenere le massime rese dal colza, dalle giuste condizioni alla semina passando poi alla fertilizzazione e alla difesa da patogeni e parassiti
Ottima coltura da rotazione, il colza ben si presta all’inserimento in molteplici piani di avvicendamento. Può infatti sostituirsi ai cereali autunno-vernini, grazie a semine che possono essere effettuate da fine agosto a ottobre a seconda delle varietà prescelte. In tal senso gli ibridi hanno un maggior vigore e possono quindi essere seminati più tardivamente.
L’ampia finestra di semina consente al colza di subentrare facilmente ai mais da trinciato o da granella, venendo poi raccolto durante la seconda e la terza decade di giugno. Se ciò avviene prima della metà del mese è possibile seminare varietà di mais a ciclo breve, da trinciato, raccoglibili entro fine settembre o a inizio ottobre. Se invece la raccolta è più tardiva, può risultare scelta migliore attendere l’autunno e seminare cereali a uso foraggero, come orzo e triticale, la cui raccolta cade a maggio dell’anno successivo.
Ciò darà maggior agio di seminare una coltura di secondo raccolto come mais o soia. In tal modo si potranno avvicendare tre colture diverse nel volgere di sole due campagne, a vantaggio della differenziazione delle fonti di reddito e, quindi, di minori rischi di impresa.
Scalarità di maturazione: come influisce sulle rese
Il momento ideale per la raccolta può essere individuato quando si manifestino le prime fessurazioni nelle silique dello stelo principale. Va comunque tenuto conto dell’elevata scalarità di maturazione di questa coltura, obbligando a scendere a compromessi. I migliori risultati si ottengono intervenendo con le mietitrebbia quando l’umidità sia scesa al 12-13%, ma in tal caso si dovranno accettare costi di essicazione più elevati, visto che il prodotto finale deve scendere all’8-9% di umidità.
Terreni ben lavorati e senza stoppie
Quanto a letto di semina, il colza necessita di terreni liberi da stoppie e altri residui colturali, i quali dovranno quindi essere opportunamente trinciati prima della loro incorporazione nel terreno. Questo dovrà poi essere preservato da fenomeni di compattazione, favorendo in tal modo lo sviluppo delle radici fittonanti della coltura.
Le generali condizioni pluviometriche di fine estate e inizio autunno 2024 hanno peraltro apportato al terreno alti livelli di umidità che favoriscono lo sviluppo iniziale della coltura, la quale teme invece particolarmente le condizioni di suolo secco.
Quanto a lavorazioni, nei suoli tendenzialmente sciolti può essere sufficiente una discatura superficiale a profondità di 15 centimetri. L’aratura preliminare è invece consigliabile in terreni a medio impasto, sebbene anch’essa limitata ai primi decimetri di profilo.
Nutrizione: meglio se equilibrata e frazionata
Una buona dotazione di sostanza organica è sempre fattore ben predisponente allo sviluppo iniziale della coltura, la quale richiede poi specifici interventi a fine inverno e inizio primavera con appositi fertilizzanti azotati.
Mediamente, il colza richiede 2-3 chili di azoto per ogni quintale che si intende raccogliere. Con una resa media intorno alle quattro tonnellate per ettaro significa che serve somministrare alla coltura dai 90 ai 120 chili di azoto per ettaro. Quantità che varieranno appunto in funzione della dotazione organica di partenza.
Due le forme di concime azotato da utilizzare. A inizio febbraio meglio si presta il solfato ammonico, in cui la presenza di zolfo gioca a favore del corretto sviluppo della coltura e della sua produttività. A inizio marzo si può invece intervenire completando il programma con nitrato ammonico, di più pronta assimilazione. In termini percentuali, la prima concimazione può coprire il 40% del totale, lasciando alla seconda il completamento del piano con il restante 60%. Nella scelta dei concimi può essere infine utile considerare anche la presenza di microelementi, a partire dal boro, importante fattore alla base della fertilità della coltura.
Parassiti chiave del colza
Già in autunno alcuni insetti parassiti possono attaccare le giovani piantine di colza. In tal senso vanno controllate le proliferazioni di Altica, coleottero crisomelide del genere Psylliodes che nei casi più gravi può apportare defogliazioni spinte delle porzioni epigee della coltura, la quale patirà maggiormente dei rigori invernali.
Al salire delle temperature, in primavera, dovranno poi essere applicati specifici insetticidi contro altri principali parassiti del colza. Fra i coleotteri si annoverano Meligete e Punteruoli, con il Meligete che compare per primo sulla coltura attaccandone i bottoni fiorali.
A seguire il Meligete giungeranno i Punteruoli, coleotteri curculionidi, i quali si accresceranno allo stato lavale all’interno delle silique, ove troveranno nei semi la principale fonte di cibo. Una volta completato il loro ciclo biologico, i Punteruoli praticheranno un foro d’uscita dal quale potranno infine penetrare le Cecidomie, ditteri le cui larvette completeranno il danno alle silique erodendone le pareti interne delle silique.
I trattamenti insetticidi possono essere effettuati con prodotti ad ampio spettro a base di piretroidi come cipermetrina, deltametrina, lambda cialotrina, esfenvalerate e tau-fluvalinate. Il momento ideale per la loro applicazione è dalla comparsa dei primi adulti alla fase di ovideposizione, poiché dopo questa non sarà più possibile penetrare le silique con gli insetticidi. In tal senso, la tempestività di intervento è il fattore chiave per la buona riuscita del trattamento.
La difesa dalle erbe infestanti
Per assicurare un autunno sgombro da erbe infestanti è possibile intervenire in pre-emergenza con prodotti a base di pendimetalin e clomazone, ad ampio spettro, o contenenti metazaclor se l’obiettivo è la specifica eliminazione delle foglie strette. Target che può essere controllato anche a fine inverno, in post-emergenza, con graminicidi della classe dei “Dim” (es. ciclossidim, cletodim) o dei “Fop”(es. propaquizafop, quizalofop-p-etile isomero D o quizalofop-p-tefurile).
Per le foglie larghe sono invece disponibili miscele di picloram, halauxifen-metile e aminopiralid, applicabili anch’esse in post-emergenza, pur con alcune limitazioni (un trattamento ogni 2-3 anni in funzione della dose impiegata).
Patogeni sempre sotto controllo
Fra le patologie, il colza deve affrontare già in autunno le proliferazioni di Phoma, mentre in primavera potranno verificarsi Alternariosi, Cilindrosporiosi e Verticillosi, alle quali può affiancarsi il patogeno chiave della coltura, ossia la Sclerotinia. Per proteggere la coltura al meglio è bene intervenire due volte, la prima in autunno, la seconda in primavera.
Le sostanze attive più impiegate, anche grazie al loro ampio spettro, sono quelle appartenenti alla famiglia dei triazoli (es. difenoconazolo, metconazolo, protioconazolo), pur risultando autorizzate su colza anche azoxystrobin, fluopiram e alcuni prodotti autorizzati in biologico come rameici e microrganismi (Bacillus subtilis e Trichoderma asperellum).