Il 18 novembre 2014 potrebbe essere una data storica per l’agricoltura italiana: è stato il giorno in cui il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato il lancio del piano denominato «Agricoltura 2.0». Al di là del nome accattivante è l’obiettivo del progetto ad essere davvero “epico”: eliminare la burocrazia inutile e ridurre a zero l’utilizzo di carta per gli agricoltori italiani.

Chi lavora in campagna sa bene che la burocrazia è un problema secondo solo alle calamità naturali, stando a

una stima di Confagricoltura – per fare un esempio lampante della complicazione burocratica –i Piani di sviluppo rurale italiani sono composti in media da 600 pagine più una serie di allegati di varia natura che oscillano tra le 800 e le 1.600 pagine. Un peso in tutti i sensi, sono faldoni di documenti che viaggiano tra i 4 e gli 8,5 kg di carta (e sorvoliamo sui costi a livello amministrativo).

La «sburocratizzazione» del comparto agricolo è una priorità per il Governo, tanto è vero che uno dei punti caldi dell’iniziativa Campolibero (progetto in più punti lanciato sempre dal ministro Martina) è appunto la lotta alla burocrazia.

Fin qui le premesse sono ottime: Agricoltura 2.0 vuole raggiungere il suo obiettivo tramite sei strumenti innovativi che porteranno benefici a 1,5 milioni di aziende, vediamoli nel dettaglio.

Anagrafe Unica delle Aziende Agricole. Istituzione di un database federato degli Organismi Pagatori (cloud) che integra e rende disponibili tutte le informazioni aggiornate su base territoriale.

Un solo Fascicolo Aziendale. Viene messo insieme quello che era gestito in modo separato: il piano colturale, il piano assicurativo individuale e il quaderno di campagna. Le imprese faranno una sola dichiarazione che sarà poi condivisa tra amministrazioni. Dovranno dichiarare il 50% di dati in meno rispetto ad oggi. Meno oneri burocratici e informazioni coerenti ed omogenee sulle quali basare tutti gli aiuti all’azienda, con un duplice risultato: semplificazione per l’agricoltore e maggiore efficienza dei controlli a carico dell’Amministrazione.

Domanda Pac precompilata da marzo 2015 (disponibile on-line da marzo 2015). Il produttore (autonomamente o assistito dal CAA) potrà dare semplice conferma dei dati pre-inseriti con un click o integrare e completare le informazioni.

Introduzione Pagamento anticipato a giugno 2015. Sarà possibile erogare l’anticipo dei pagamenti Pac fino al 100% dell’importo dovuto per le aziende che ne faranno richiesta all’atto della domanda, direttamente a giugno, invece che a dicembre, tramite accesso al credito bancario. Si tratta di una platea potenziale di circa 1 milione di aziende per oltre 4 miliardi di euro di pagamenti Pac.

Banca dati Unica dei Certificati. Sarà coordinata a livello nazionale la raccolta, la durata e la validità delle certificazioni (antimafia, DURC, ecc.), evitando alle aziende di presentare la stessa documentazione a diverse Amministrazioni ovvero più volte in base alle domande presentate.

Domanda Unificata. A partire dal 2016 ciascuna azienda potrà presentare, autonomamente o recandosi presso qualsiasi struttura di assistenza (CAA) presente sul territorio nazionale, un’unica domanda di aiuto, che accorpi le richieste Pac, Uma, Psr, Assicurazioni, ecc.

«Attraverso la domanda Pac precompilata dal marzo del 2015 evitiamo perdite di tempo agli agricoltori agli sportelli, con un’operazione simile al 730 precompilato per i cittadini» ha annunciato Martina durante la presentazione dell’iniziativa. Secondo il ministro 700.000 piccole imprese potranno inoltrare la domanda PAC con un semplice click e si potrà anticipare al 100% il pagamento degli aiuti a giugno invece che a dicembre per circa 4 miliardi di euro su 1 milione di domande PAC. Inoltre attraverso l’Anagrafe unica le istituzioni condivideranno le informazioni senza chiederle ogni volta, mentre con la Banca dei Certificati online niente più file agli sportelli e un risparmio stimato di circa 25 chili di carta per azienda.

Non c’è che dire, è un programma che mira a risolvere i veri problemi di chi conduce un’azienda agricola, ma viene anche da chiedersi se la riforma della pac appena partita, così complessa e opaca, sia compatibile con un approccio fondato sul rapporto diretto tra agricoltore e Pubblica amministrazione come quello disegnato nel progetto ministeriale.

Mettiamola così, se nei prossimi mesi (anni) anche un solo punto su sei diventerà realtà sarà un successo.

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