La nuova pac ha dato avvio a un cambiamento radicale per l’agricoltura del nostro Paese e lo ha fatto sull’onda della tendenza del resto del mondo: diminuzione dell’aiuto diretto all’agricoltore e incentivazioni alle assicurazioni.
Chi conosce un po’ il sistema agricolo Usa sa bene che quella che da noi è ancora solo un trend, per i «farmers» è invece un sistema articolato che risale alla seconda metà degli anni 30. Un interessante articolo pubblicato lo scorso giugno su Repubblica.it riporta infatti che il primo programma federale di assicurazioni dei raccolti fu varato nel 1938 per aiutare il settore agricolo a riprendersi
dall’effetto combinato della Grande Depressione e del Dust Owl, le tempeste di polvere che si scatenavano dai terreni inariditi da una siccità record.
Come funziona l’assicurazione agricola negli Usa
A gestire il sistema assicurativo negli Usa è il «Federal crop insurance program» (Fcip), composto da tre attori principali: la Fcic (Federal crop insurance corporation) che è governativa, le compagnie di assicurazione private (solo quelle incluse nell’apposito elenco pubblicato dalla Fcic) e quelle di riassicurazione.
La ripartizione dei rischi, degli oneri, delle perdite o dei guadagni relativi tra questi tre attori è in gran parte stabilita dalle stesse compagnie di assicurazione, nel quadro del cosiddetto «Standard reinsurance agreement» (Accordo generale standard di riassicurazione). Per far fronte agli impegni vi sono due fondi, finanziati con percentuali diverse di tutti i premi lordi pagati: il 18% dei premi pagati va nell’assigned fund e l’82% va nel commercial fund. Stiamo parlando di valori medi, il sistema assicurativo dell’agricoltura americana è basato su una logica di Stato, contea e prodotto.
Il Fcip, che copre l’86% dei terreni agricoli Usa, costa al Governo federale americano mediamente 7 miliardi di dollari all’anno e l’ultimo Farm Bill, approvato a inizio 2014 con oltre un anno di ritardo rispetto ai tempi stabiliti, ha tagliato il sostegno al reddito degli agricoltori compensandoli però proprio con l’aumento dei fondi per le assicurazioni.
Un meccanismo complesso
Proviamo a sintetizzare il meccanismo, che è molto complesso e si basa su un sofisticato apparato statistico: in pratica il Governo federale riassicura in maniera cospicua i rischi assunti dalla compagnie di assicurazione per perdite di raccolto legate a vari fattori e sussidia i premi assicurativi pagati dagli agricoltori mediamente fino al 60% del loro costo.
La Rma («Risk management agency» del Ministero dell’agricoltura) è la «rete di sicurezza» per gli agricoltori americani e fornisce loro polizze di copertura dei rischi per più di 100 colture-prodotti, che sono disponibili nelle diverse contee (equivalenti più o meno alle nostre province) e nei diversi Stati e possono variare dall’uno all’altra. Le principali tipologie delle coperture assicurative standard sono le seguenti.
Le polizze basate sullo storico delle produzioni effettive assicurano gli agricoltori dalle perdite di raccolto (misurate sulla perdita di resa) causate da eventi e calamità naturali. Ogni agricoltore sceglie la resa media da assicurare – in genere tra il 50 e il 75% del raccolto reale – e seleziona anche la percentuale del prezzo previsto da assicurare (in genere tra il 50 e il 100% del prezzo/valore del raccolto probabile, stabilito annualmente dalla Rma sulla base delle serie storiche). Se il valore del raccolto è più basso di quella della resa assicurata, riceve un risarcimento calcolato sulla base della differenza tra i due valori.
Le polizze basate sullo storico dei redditi assicurano invece i rischi connessi agli scostamenti dalle rese storiche. Esistono anche coperture assicurative che assicurano gli agricoltori su perdite di resa legate a eventi naturali, in primis la siccità, e perdite di reddito a causa di cambi nel prezzo al raccolto rispetto al prezzo stimato.
Le critiche al sistema
Come ogni sistema anche quello americano non è immune dalle critiche: secondo alcuni economisti infatti questa gestione assicurativa crea effetti distorsivi sul mercato perché gli agricoltori tendono a rischiare di più di quanto non farebbero se non esistessero le assicurazioni, sarebbero cioè meno «cauti» nella gestione finanziaria dell’azienda. Non solo, sembra che questo sistema spinga anche alla coltivazione di aree marginali poco produttive, a scapito della biodiversità.
Un po’ di fermento attorno a questo tema c’è anche in Italia, e ne scriveremo in un prossimo articolo, continuate a seguirci.