“Una volta qua era tutta campagna…” Quello che a prima vista sembra un luogo comune per riflettere con malinconia sul passare del tempo oggi è l’amara constatazione della realtà.

I dati del rapporto 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo parlano chiaro: ogni giorno 55 ettari di terreno vengono “consumati”, intendendo come consumo di suolo (e non “uso di suolo”, definizione che comprende l’attività agricola) il crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, discariche, cantieri, cortili e altre coperture permanenti.

Link ai dati del rapporto:

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/Rapporto_218_15.pdf

Giusto per avere un’idea della velocità di questo fenomeno l’Ispra stima che negli ultimi 5 anni sono andati irrimediabilmente persi tra i 6 e i 7 metri quadrati di territorio ogni secondo.

Ovviamente l’agricoltura è la prima vittima della cementificazione selvaggia :tra il 2008 e il 2013 il consumo di suolo ha inciso prevalentemente sulle aree agricole e, in particolare, quasi il 60%, a discapito di aree precedentemente coltivate (in gran parte seminativi).

Il 22% ha riguardato aree aperte urbane e il 19% del consumo di suolo ha distrutto, o come dice l’Ispra “impermeabilizzato”, per sempre, aree naturali, vegetate o non (vedi tabella).

Il Rapporto evidenzia come l’impermeabilizzazione del suolo ne rappresenti la principale causa di degrado in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità, suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili e aree naturali e semi-naturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale.

Maglia nera di questo fenomeno sono Lombardia e Veneto, dove nel 2013 il valore percentuale di suolo consumato tocca i 10 punti contro una media nazionale del 5%. A seguire, con valori compresi tra il 7 e il 9% troviamo Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte.

A livello provinciale la provincia di Monza e della Brianza è quella con la percentuale più alta di suolo consumato rispetto al territorio amministrato (quasi il 35%). Seguono Napoli e Milano, con percentuali comprese tra il 25 e il 30%, quindi Varese e Trieste, che sfiorano il 20%.

Traducendo in termini assoluti e ettari le province più “impermeabilizzate” sono quelle di Roma e Torino che superano i 50.000 ettari. Brescia e Milano si aggirano sui 40.000 ettari, mentre Napoli, Verona, Cuneo, Lecce, Padova, Treviso, Salerno, Bari e Venezia hanno evidenziano valori compresi tra i 30.000 e i 35.000 ettari.

L’unica soluzione a questo problema è legislativa, infatti lo scorso 3 febbraio 2014 è stato presentato uno specifico disegno di legge sul «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato (2039)», tuttora all’esame della Commissione dell’Ambiente e di quella dell’Agricoltura alla Camera.

«Il disegno di legge sul consumo di suolo – ha dichiarato durante la presentazione del Rapporto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – è una risposta forte e innovativa a questo problema, va approvato subito». Ma la legge, secondo il ministro, non basta: «Serve una nuova cultura di rispetto dell’ambiente e di cura del territorio che parta dall’insegnamento ai giovani per costruire un’Italia più sicura e quindi più civile». Speriamo che la legge venga approvata in tempi brevi o la terra da coltivare sarà un bene sempre più limitato.

In conclusione vi segnaliamo un video pubblicato sul canale youtube dell’ISPRA, un video che mostra dall’alto cosa significa “consumo di suolo”!

Photo credit: Esempio di consumo di suolo agricolo: l’area di EXPO2015 a Milano negli anni 2001 (in alto) e 2014 (in basso). Fonte: Rapporto 2015 dell’Ispra sul consumo di suolo