Il lungo inverno secco

Prosegue la serie negativa quanto a precipitazioni, assistendo a preoccupanti cali dei livelli idrometrici di laghi e fiumi.

La stagione irrigua 2022 è quindi sempre più incerta

L’assenza prolungata di piogge sta iniziando a mostrare i propri effetti negativi anche nei grandi corpi idrici settentrionali, facendo in alcuni casi scendere i livelli al di sotto dello zero idrometrico, ovvero quella quota altimetrica rapportata al livello medio del mare che si fissa convenzionalmente per ogni specifico idrometro installato. Tale valore di riferimento non corrisponde infatti al fondo dell’alveo, poiché soggetto questo a continue modificazioni del profilo.

A fine gennaio, per esempio, il Lago Maggiore si è già mostrato due centimetri al di sotto del proprio zero idrometrico. Per quanto possa sembrare calo di poco conto, in termini volumetrici è un dato tutt’altro che trascurabile, visto che la superficie del lago e di 212 chilometri quadrati. Un calo di livello di soli due centimetri corrisponde quindi a circa 4,2 milioni di metri cubi di acqua in meno. Proseguendo con questa penuria di precipitazioni, si teme di arrivare alla primavera con livelli particolarmente bassi dei laghi, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire per i piani irrigui delle aree a valle dei corpi idrici. Al contrario, un superamento eccessivo dello zero idrometrico all’inizio della primavera potrebbe comportare il problema opposto, ovvero quello di vedere l’acqua invadere gli arenili dei grandi laghi e, nei casi peggiori, produrre esondazioni a danno dei lungolago che si affacciano sulle
rive. Non a caso, tale eventualità è tutt’altro che gradita alle popolazioni lacustri, le quali si stanno infatti opponendo alla recente proposta di consentire innalzamenti del livello fino a 1,5 metri sopra lo zero idrometrico. Ciò permetterebbe per contro di accumulare grandi volumi di acqua in più, fino a 315 milioni di metri cubi, che poi risulterebbero preziosi nei mesi estivi quando l’irrigazione dei campi coltivati è la prima fonte di emungimento. In sostanza, anche nei primi scorci del 2022 si ripete l’annoso braccio di ferro fra cittadine circumlacuali e consorzi irrigui.

Se però in inverno la domanda idrica agricola è pressoché nulla, quindi poco patisce degli attuali bassi livelli dei grandi laghi, nei mesi primaverili l’eventuale limitazione del superamento dello zero idrometrico può aprire la strada a gravi carenze idriche successive. Infatti, se in occasione delle piogge di aprile e maggio, solitamente abbondanti, non si accumulano nei grandi laghi volumi di acqua sufficienti, nei mesi successivi si può andare incontro a penurie irrigue preoccupanti. Soprattutto quando oltre a mancare le piogge, nei mesi invernali siano risultate scarse anche le precipitazioni nevose, cioè quelle che alimentano i grandi laghi nei mesi estivi, momento in cui neve e ghiacciai si sciolgono. Ovviamente, è al momento impossibile prevedere l’entità delle piogge nei prossimi mesi, come pure diverse restano le ipotesi sulle precipitazioni di febbraio 2022. Questo giunge infatti dopo un 2020 da record negativo assoluto dal 1979, con soli 7,5 millimetri, e un 2021 comunque avaro con 23 millimetri. Un valore, quello 2021, che è circa la metà della media degli ultimi 42 anni, di poco inferiore questa ai 50 millimetri. Lontani quindi i numeri del 2014, con 93 millimetri, o del 2015 con 88 millimetri. Stanti così le cose, non si può quindi che sperare in un febbraio 2022 più generoso di precipitazioni rispetto ai due anni precedenti, meglio se in linea con la media pluridecennale citata, auspicando al contempo una maggiore disponibilità delle comunità lacustri a ospitare quella scorta di acqua che per l’agricoltura risulterà fondamentale fra giugno e agosto.

Fonte per maggiori informazioni:
https://www.meteogiuliacci.it/editoriali/meteo-febbraio-2022-freddo-e-nevoso-o-tiepido-e-siccitoso-le-ipotesi