Prima di entrare nel vivo di un articolo che riprendiamo da http://hayandforage.com, dobbiamo immaginarci un contesto ideale in cui la massa insilata sia “stabile” nel senso che le operazioni di insilamento siano state fatte correttamente, così come la copertura del silo e che il tasso di desilamento (cm/giorno) sia proporzionato alle dimensioni della trincea; questa serie di elementi si sommano sinergicamente per ostacolare l’ingresso di ossigeno nella trincea, che è la causa principale del deterioramento (quali e quantitativo). Non ultimo è importante che la trinciatura del mais sia stata effettuata con un valore di sostanza secca del 32-34% e che le piante trinciate fossero “sane”.

 

Cosa accade al trinciato di mais a seguito dell’insilamento?

Generalmente dopo l’insilamento e per i 20/25 giorni successivi la massa attraversa le seguenti fasi:

  • Nelle primissime ore entrano in azione i batteri aerobi che sfruttano ossigeno e zuccheri presenti nella massa insilata, “bruciando” (consumando) sostanza secca e quindi energia digeribile.
  • Dopo 1-2 giorni, l’abbassamento dei livelli di ossigeno, spinge sulla resistenza e sullo sviluppo solo di alcuni ceppi batterici i quali favoriscono l’innesco delle fermentazioni acetiche (principalmente ma non solo); diminuisce così la temperatura della massa e inizia l’acidificazione
  • Da 3 a 6 giorni dopo l’insilamento (e per circa 15/20 giorni), quando l’ossigeno intrappolato nella massa è stato consumato e il pH si è abbassato,  iniziano a svilupparsi i batteri lattici, che stabilizzano ulteriormente la massa abbassandone il pH. In questa situazione, in assenza di clostridi che competono con i batteri lattici impendendo di fatto l’acidificazione della massa e in assenza di muffe, la massa è stabile e nello stato di conservazione ideale (pH tra 3,5 e 4.2)

A livello teorico, la fase di stabilizzazione dell’insilato dovrebbe durare all’incirca 45 giorni ma sin dagli studi condotti a partire dal 1960, l’attività batterica legata alla produzione di acetato e lattato continua fino ad oltre i 200 giorni. Inoltre può accadere che batteri in grado di convertire l’acido lattico in acetico, portino nel tempo ad un innalzamento del pH della massa. Generalmente (suggerisce l’articolo) si tratta di cambiamenti difficili da percepire ma rilevabili utilizzando indicatori particolari.

Proteine e “cambiamenti” dell’amido

Recenti studi condotti in Wisconsin sull’high-moisture corn (il pastone) evidenziano come in un insilamento di 240 giorni diminuiscano i livelli di zeine. Le zeine sono delle proteine, (le prolamine del mais)sono responsabili della vitrosità del mais, rappresentano dal 50 al 60% delle proteine della pianta intera e fino all’80% delle proteine dell’endosperma. Sono localizzate nell’endosperma del mais e incapsulano l’amido, rendendolo di fatto meno accessibile ai processi digestivi. Studi condotti in vivo nel 2008 da Allen e coll. (e molti, molti altri) hanno dimostrato come un endosperma vitreo influenzi negativamente la degradabilità ruminale dell’amido. Le prolamine hanno tuttavia l’importante ruolo (essendo idrofobiche) di rendere l’endosperma meno facilmente idratabile, garantendo quindi l’inizio dei processi germinativi solo in presenza di adeguate quantità d’acqua. Se le prolamine (le zeine) non fossero presenti, l’amido assorbirebbe acqua troppo facilmente.Riassumendo, un abbassamento della quantità di Zeine, comporta quindi una maggiore degradabilità dell’amido nel rumine e nell’intestino tenue.

 

Gli studi di cui sopra hanno evidenziato anche un aumento nella concentrazione di azoto ammoniacale e di proteina grezza solubile.

Questi ultimi due parametri (azoto ammoniacale e proteina grezza solubile) potrebbero permettere ai ricercatori di creare un modello per valutare gli effetti dei tempi di insilamento in relazione alla presenza di zeine. In sintesi, il tempo di insilamento è quindi importante nella dinamica della digeribilità dell’insilato perché l’acidificazione della massa (anche dopo i 45 giorni) fa aumentare l’attività proteolitica, quindi la degradazione delle zeine, rendendo l’amido più accessibile alla digestione (come già accennato).

La digeribilità dell’NDF non sembra invece beneficiare degli effetti del prolungamento dei tempi di insilamento così come accade per l’amido.

I ricercatori hanno preso in esame un ulteriore parametro, per valutare gli effetti benefici dell’allungamento dei tempi di insilamento, il CSPS o Corn Silage Processin Score. Questo indice, sviluppato dai Dairyland Laboratiries e dall’USDA Forage Research Center, fornisce un valore relativo alla % di amido che attraversa un setaccio da 4,75 mm rispetto al totale dell’amido del campione analizzato. Una valore del 70% è considerato eccellente, dal 50 al 70% medio e sotto al 50% inadeguato, questo perché maggiore è la quantità di amido in questa frazione,maggiori sono le possibilità che l’amido venga digerito. Le particelle di amido che passano un ulteriore setaccio di 1,18 mm sono facilmente fermentescibili nel rumine e non apportano particolare valore nutritivo

Ad una prima analisi dei dati presentati durante l’annuale meeting della American Dairy Science Association il tempo di insilamento influisce positivamente sul valore del CSPS e quindi positivamente sulla digeribilità dell’amido ma è troppo presto per trarre delle conlcusioni di carattere generale e occorre ancora prendere in considerazione la variabilità dovuta alla qualità dei campioni al momento “zero”.

L’articolo in conclusione raccomanda agli allevatori di lasciare il silo a fermentare per almeno 4 mesi prima di procedere all’apertura , programmando di conseguenza le scorte aziendali. Aggiungiamo inoltre che successivamente all’apertura del silo, occorre rispettare  una “semplice” regola: avanzare di almeno 15 cm /giorno in inverno e 25 cm/giorno in estate per evitare che il contatto del fronte di desilamento con l’ossigeno (e il riscaldamento), inneschi anomalie della fermentazione, con consegente scadimento dell’insilato miscelato nella razione.

Fonti e approfondimenti:

http://hayandforage.com/article-476-Ensiling-time-affects-silage-quality.html

https://www.dairylandlabs.net

Corn Biochemistry: Factors Related to Starch Digestibility in Ruminants  P.C. Hoffman and R.D. Shaver

Foto: modernfarmwife.com