Mais e siccità: perdite variabili in tutto il Nord Italia
L’assenza di piogge ha determinato una grave carenza della risorsa idrica anche per le irrigazioni. Perdite quindi variabili in funzione della zona, della disponibilità di acqua e di sistemi d’irrigazione adottati
Dopo la siccità registrata nel 2003, con gravi perdite di prodotto che toccarono il completo disseccamento in campo, il mais ha patito di analoghe condizioni anche nel 2013 e, purtroppo, nel 2022. In alcune aree del Padovano, secondo Cia, Confederazione italiana agricoltori, si registrano gravi perdite causate dalla siccità, con punte fino al -50%. Ai campi completamente andati perduti, vanno infatti sommate le perdite produttive di quelli sopravvissuti. Tali perdite sono simili a quelle registrate in Lombardia. Stando infatti ai dati condivisi da Coldiretti, in diverse zone lombarde i maiscoltori hanno visto seccare interi campi, venendo obbligati dal meteo a trinciare il mais da foraggio circa un mese prima delle tempistiche tradizionali. Ciò ha comportato anche il compromesso di raccogliere il prodotto non ancora perfettamente maturo. Ancor più aspre le perdite in Emilia Romagna, ove il mais avrebbe mostrato perdite comprese fra il 50 e il 100% a seconda delle aree e dei campi considerati.
Mais completamente seccato dalle alte temperature e dall’assenza di impianti di irrigazione
Visibili differenze tra mais irrigato e non irrigato
Mais sopravvissuto alla siccità grazie a periodici interventi irrigui nei momenti critici della coltura
Quale comun denominatore, tali scenari hanno ovviamente la perdurante siccità, unita a temperature medie più alte della media stagionale. La carenza di acqua nelle reti fluviali ha infatti indotto severe restrizioni anche nella distribuzione irrigua. Fatto salvo che contro stagioni così siccitose le difese agronomiche hanno comunque diversi limiti, molto si può fare adottando tecniche irrigue atte a ottimizzare l’efficienza della poca acqua a disposizione. Alcuni appezzamenti di mais, per esempio, mostrano un vistoso gradiente nella salute delle piante, partendo con la coltura perfettamente rigogliosa in prossimità della canalina dalla quale viene estratta l’acqua, applicata poi per scorrimento, terminando con le piante completamente secche dalla parte opposta del campo. Ciò perché tale forma di irrigazione, in caso di scarsità della risorsa, non consente di soddisfare in modo uniforme la domanda idrica della coltura.
L’irrigazione per scorrimento trova limiti importanti in caso di ridotto accesso alla risorsa idrica
L’irrigazione per aspersione permette invece di ottimizzare l’impiego dell’acqua, rendendolo più uniforme sull’intero appezzamento, a patto di modulare correttamente l’orientamento e il ritmo di aspersione. Ogni mancanza in tal senso produce sprechi di acqua del tutto evitabili.
Errata gestione degli irrigatori per aspersione, con alti sprechi della risorsa idrica
Ancor più efficiente l’irrigazione tramite impianti pivot che massimizzano l’uniformità di bagnatura, assicurando anche un eccellente grado di pulizia delle piante di mais. Aspetto importante soprattutto per chi deve produrre trinciato.
Gli irrigatori a pivot sono oggi gestibili anche tramite app caricate su smartphone
In alcune aree, già orientate alla rotazione con il pomodoro da industria, l’irrigazione a goccia si sta affermando anche su mais, ottimizzando gli investimenti sostenuti. In caso di siccità, come appunto nel 2022, tali impianti hanno permesso di salvare la produzione, minimizzando al contempo l’uso di acqua. In futuro, si potrebbe quindi assistere a una maggiore diffusione di tali pratiche, ricordando come anche gli impianti di subirrigazione si stiano diffondendo, seppur con molta lentezza. Tali impianti vengono posizionati a circa venti centimetri di profondità e lasciati in loco per alcuni anni. Ciò è ovviamente possibile sono in caso si sia scelto di adottare tecniche di minima lavorazione superficiale, oppure e ancor meglio, la semina su sodo.
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