Mais e soia: sintesi e previsioni

Le produzioni globali, europee e nazionali si mostrano differenti a causa soprattutto del clima. Prosegue però la tendenza positiva dei prezzi, i quali si mantengono a livelli interessanti sebbene inferiori a quelli di maggio

Fatto inedito, il mais in America Latina, e in particolare in Brasile, è stato danneggiato da alcuni ritorni repentini di freddo che hanno toccato la coltura proprio durante la fioritura, fase molto delicata per le ripercussioni che mostra sulle rese finali. A causare danni in Italia, per lo meno in alcune zone del Nord, è stata invece la grandine: nel Veneziano si stima una perdita di produzione intorno al 20%, la quale si è andata ad aggiungere ai danni già prodotti dalla siccità, per lo meno in zone non irrigue, e dal vento agostano. Quest’ultimo, solitamente non distruttivo su una coltura come il mais, ha infatti allettato diversi appezzamenti, sempre in Veneto. A carico della soia, invece, a farsi notare è stata la Cimice asiatica, rinvenuta soprattutto nei margini degli appezzamenti sebbene non ai livelli riscontrati nelle precedenti stagioni.

Circa le quotazioni, le due colture hanno mostrato un forte incremento dalla metà 2020 fino al maggio 2021, con il mais che dal mese di ottobre dell’anno passato ha registrato accelerazioni sostenute fino al oltre 266 euro a tonnellata. Un valore superiore del 52% a quello del maggio 2020 e in crescita del 14% sul mese precedente, ovvero aprile 2021. In sostanza, il mais ha toccato il valore più alto mai registrato negli ultimi 15 anni. Al 16 settembre, la quotazione del mais a uso zootecnico alla borsa merci di Bologna si manteneva a ridosso dei 260 euro a tonnellata (14% umidità), salendo a 275 euro in caso di partite con Aflatossina B1 inferiori a 5 ppb e valori di DON al massimo di 4.000 ppb. In sostanza, la qualità paga circa un 6% in più in termini di quotazione. Purtroppo, i contestuali prezzi dei mais di importazione, Ue e non, di pari caratteristiche, continuano a mostrarsi superiori a quelle dei mais italiani, con una punta massima di 289 euro a tonnellata, cioè il 5% in più.

Ancor più marcata la crescita delle quotazioni primaverili della soia rispetto al 2020: secondo Ismea dall’autunno dell’anno scorso i prezzi sarebbero costantemente saliti fino alla soglia dei 695 euro a tonnellata, valore registrato nel maggio 2021 con un sonoro +83% rispetto al maggio 2020 e record assoluto nella serie storica iniziata nel 1993. Al 16 settembre, sempre a Bologna, la soia nazionale mostrava però una quotazione massima di 525 euro a tonnellata, in calo quindi rispetto alle quotazioni di maggio.

Quanto a previsioni sulle produzioni 2021, secondo il Coceral, associazione europea del commercio di cereali, mangimi, semi oleosi e altri prodotti agricoli, si stima una produzione di mais intorno ai 313 milioni di tonnellate con un aumento del 5%. La stagione è però ancora in corso e come si è visto all’inizio, il meteo può ancora influire sulle quantità finali dei raccolti, quindi anche sui prezzi. Ciò influirà ovviamente anche sulle intenzioni di semina per il 2022.

Da parte sua l’Usda, il dipartimento per l’agricoltura statunitense, ha stimato che nel 2021 le scorte mondiali di soia diminuiranno fino a raggiungere livelli inferiori perfino a quelli già bassi del biennio 2013/2014. Se i trend globali continueranno quindi in tal senso, potrebbe aver fatto un affare chi ha investito in soia, specialmente in secondo raccolto: se le scorte calano, infatti, le quotazioni di solito salgono.