In Italia la si compravende poco e la si affitta molto, anzi moltissimo. Stiamo parlando del primo fattore della produzione agricola: LA TERRA. Ogni anno l’Inea divulga i dati sul mercato della terra nel nostro paese e gli ultimi risultati, relativi al 2013, mostrano una tendenza netta: i prezzi a ettaro sono in calo costante, seppur con percentuali basse, mentre gli affitti sono in forte crescita.
Prezzi e andamento di acquisto e vendita
Vediamo nel dettaglio i dati relativi all’acquisto e alla vendita di terra. Il prezzo dei terreni agricoli in Italia è calato mediamente dello 0,4% rispetto al 2012 e per il secondo anno consecutivo il segno negativo caratterizza 11 regioni su 20.
Nell’area Nord Est il calo è il più vistoso (-1%), ma la tendenza è particolarmente debole anche nelle regioni meridionali. Secondo gli esperti dell’Inea è la crisi economica ad indebolire la domanda di terra e l’offerta stenta ad adeguarsi alle nuove quotazioni e rimane in attesa di un miglioramento della congiuntura.
In poche parole l’attività di compravendita è scarsa, nel 2012 il numero di compravendite di terreni agricoli è diminuito del 42% rispetto ai valori del 2004, anno record per questo mercato.
In realtà anche i prezzi sono in calo da diversi anni, dal 2005 si stima del 1,6% e, tenendo conto dell’inflazione, il valore a ettaro della terra in Italia è oggi il 92% di quello che valeva nel 2000. La media nazionale è di 20.000 euro/ha, prezzo che ovviamente varia di molto se parliamo di terreni di pianura o di montagna e di vocazione colturale: nelle aree di maggior pregio i vigneti superano i 200.000 euro/ha, mentre un terreno di pianura al nord è mediamente quotato attorno ai 40.000. A differenza di quanto si potrebbe pensare la nuova pac non ha influenzato in modo particolare i valori fondiari, dato che le modifiche nei meccanismi di aiuto interessano soprattutto i rapporti tra concedenti e affittuari. Anzi, malgrado l’obiettivo della nuova pac sia di aumentare il sostegno alle imprese di minore dimensione, le prospettive di un progressivo calo degli aiuti (leggi anche Nuova Pac: prime impressioni sull’accordo ) stanno accentuando l’uscita dal settore delle imprese più fragili con conseguente aumento dell’offerta di terreni.
Il mercato dell’affitto
Tutt’altra storia se analizziamo il mercato degli affitti: il 38% della superficie agricola nazionale (quasi 5 milioni di ettari) è in affitto, scelta che dal 2000 ad oggi è cresciuta del 60%, soprattutto al nord. Gli agricoltori quindi continuano ad ampliare le aree da coltivare, ma preferiscono affittarle piuttosto che comprarle. Al Nord la domanda è anche superiore all’offerta e i rinnovi sono spesso per periodi brevi e con contratti che prevedono la risoluzione anticipata. A trainare questo mercato sono le aziende zootecniche/biogas in cerca di terreni per lo spandimento degli effluenti e dei contoterzisti.
L’entrata in vigore della nuova pac ha, da un lato, diminuito i periodi di contrattazione, mentre dall’altro, soprattutto al Sud, determinato uno stallo del ricorso all’affitto. L’analisi per quest’ultimo fenomeno è che gli imprenditori e i proprietari fondiari abbiano (ingiustificamente) timore di perdere il diritto all’assegnazione dei titoli di aiuto.
Le previsioni per il futuro sono di un aumento dei canoni, soprattutto per specifiche categorie produttive e particolari localizzazioni.