L’estate italiana è stata secca e torrida, probabilmente meno “secca” del 2012 ma dicono le statistiche più calda del 2003. L’Italia non è l’unico paese europeo ad aver sopportato la pressione ambientale di caldo e siccità, così come è accaduto in Francia e in alcuni paesi dell’Est e da uno di quest’ultimi, grazie ad un amico ed ex-collega, ci arriva una testimonianza forte della severità ambientale del 2015. La scorsa settimana infatti Andrea Tosini, che da qualche anno ricopre la carica diDirettore presso l’azienda bielorussa del Gruppo Bissolo ci ha spiegato la difficile situazione che stanno fronteggiando.

 

L’azienda che Andrea dirige, fino al 2009 era un Kolkhoz, cioè un’azienda collettiva mentre successivamente al 2009 è diventata l’unica azienda agricola straniera ad essere presente sul territorio bielorusso. L’azienda si estende su una superficie di 3000 ettari, 2750 coltivabili e i rimanenti a bosco e gestisce un migliaio di capi di bestiame incluse 360 vacche in lattazione. Oltre a cereali e foraggere l’azienda coltiva 100 ettari di verdure a foglie, 100 ettari a patate e 80 ettari a melo.

Andrea ci spiega che la Bielorussia è un Paese principalmente agricolo con forte presenza dell’industria pesante, la popolazione totale è di 9,5 milioni di cui il 23% vive di agricoltura; la superficie agricola è di 9 milioni di ha di cui arabili 5,5 milioni suddivisi in 2,5 milioni a cereali ( segale, triticale, grano e orzo), 0,5 milioni colza, 0,1 milioni bietole, 1,2 milioni mais e la rimanente parte a erbai e foraggere.

L’allevamento è principalmente bovino con circa 4,2 milioni i bovini allevati (di cui 1,5 milioni da latte) e suino (circa 3 milioni di capi). La produzione di latte supera i 6 milioni di tonnellate/anno e la media/capo/giorno non è elevatissima in quanto vi sono ancora tecniche di allevamento paragonabili a molte nostre situazioni degli anni 50’ e 60’: vacche allevate a catena che durante il periodo estivo sono portate al pascolo.

“La campagna 2015 è a memoria d’uomo la più difficile, (ci dice Andrea), il Paese infatti è stato colpito da una spaventosa siccità. Un inverno mite e non nevoso, associato ad una primavera fredda e poco generosa in pioggia hanno messo in difficoltà immediatamente le foraggere prative che non hanno sviluppato la pianta, arrivando a spigare spesso con altezze sotto i 40 cm. Ma è stata l’estate a dare il “meglio” di se, l’ultima pioggia risale all’inizio di giugno e le temperature sono state per 25 giorni continuativi sopra i 35 gradi con punte di 38. La temperatura a livello terreno spesso era sopra i 42 gradi. Queste condizioni associate a terreni molto sabbiosi, (talvolta sembra di essere su una spiaggia), hanno messo in seria difficoltà ancora una volta le prative, che non hanno permesso ulteriori tagli successivi al primo, ma hannocompletamente distrutto le coltivazioni di bietole e patate da cui non si raccoglierà nulla.”

 

Situazione di un prato dopo lo sfalcio di maggio

Bietole ….o quello che ne rimane

Il mais? È stato messo in ginocchio. Il mais è al 90% destinato all’insilamento ed è alla base della razione anche a queste latitudini.  Ad oggi si stimano zone con cali di produzione dell’80/90%” commenta Andrea e le foto sottostanti ne sono un esempio (mais seminato con tecniche agronomiche tradizionali)

 

I 5 ettari peggiori…

La nostra azienda avrà invece un danno produttivo limitato, passeremo da una media storica di 23 ton ettaro di trinciato a 19 ton ettaro, tuttavia disponendo di 420 ettari di mais eviteremo di portare il mais a granella e trinceremo tutta la superficie, garantendoci così anche del trinciato da poter vendere ad altre aziende. Un punto di forza della nostra azienda è di aver adottato a partire dal 2015 la tecnica dello Strip-Till, in quanto non avendo mosso i terreni per la preparazione primaverile, abbiamo mantenuto una buona umidità che ha permesso emergenza e sviluppo iniziale rapidissimo. Per lo Strip-till ci siamo affidati all’esperienza di Marco Soave e delle Officine MOM di Villafranca(VR), utilizzando lo strip tiller Strip-Hawk, frutto di una impredintorialità tutta italiana. Marco è stato prezioso anche per i consigli e la messa in campo della macchina al fine di utilizzarla al meglio sui nostri terreni (il video: https://goo.gl/JFQyHL )” . Andrea ci segnala che il mais seminato su strip è stato l’unico a fare la spiga (vedi foto sottostante).

Ci sono aziende che arriveranno stentatamente alla fine dell’anno con le scorte e poi sarà tutta una scommessa. Si sta dando molta importanza alla conservazione della paglia per inserirla in razione, ma non essendo diffuso il carro miscelatore con i coltelli, diventa difficile poterla gestire, di conseguenza la si sta già trinciando adesso in modo che possa essere pronta alla somministrazione.  Situazione analoga la stanno vivendo nell’est della Polonia e nel nord dell’Ucraina.

Ci sono aziende che ad oggi hanno già trinciato il 30% della superficie a mais non per insilarlo ma per poterlo somministrare a fresco, altre che pur non avendo previsto il pascolo, hanno mandato le vacche al pascolo per preservare le scorte per l’inverno.

La situazione attuale sta già modificando gli orientamenti colturali per il 2016, togliendo posto ai cereali da granella e colza  a favore di cereali ad uso erbaio: molto diffusa è la segale che oltre a sviluppare molto prima dell’inverno  è la prima a levare alla fine della stagione fredda, e si sta pensando di mandare le vacche al pascolo non appena ci sarà un po’ di massa verde in campo.

Personalmente non pensavo che la siccità mettesse in ginocchio un Paese, (prosegue Andrea), generalmente in Italia viviamo la siccità come qualcosa che limita le colture ma non le annulla e comunque generalmente si è attrezzati per l’irrigazione. La siccità che sto vivendo in Bielorussia è una di quelle che si leggono sui libri, dove si generano carestie e si vivono gli eventi con estrema impotenza.

Per quanto riguarda l’agronomia, fino al 2013 si è coltivato con i sistemi tradizionali, aratura, erpicatura, semina con tempi di lavoro enormi, consumi di gasolio altrettanto pesanti e con grande usura delle macchine. Dal 2014 siamo passati ad una gestione totalmente a sodo, sfruttando la leggerezza di questi terreni e la rigidità dell’inverno che lavora il terreno meglio di qualsiasi coltivatore; abbiamo ridotto del 40% i consumi di gasolio, ridotto la manutenzione delle macchine, aumentato la tempestività dei lavori e mantenuto stabili le produzioni, o addirittura aumentato (orzo da Birra). Per il mais invece siamo passati da quest’anno alla tecnica dello strip-till. 

Fatto curioso, essendo praticamente tutte le aziende direttamente statali, ogni giorno ogni azienda deve comunicare i dati aziendali: ettari arati, preparati, concimati, con quali concimi, a quali dosi, ettari raccolti, tonnellate raccolte, latte venduto, gasolio consumato, insomma tutti i dati dei lavori aziendali. I dati raccolti dallo stato, vengono successivamente elaborati e resi “pubblici” a tutte le aziende, cosi che all’interno di una provincia tutti siano a conoscenza di come stanno operando le altre realtà agricole sul territorio. Noi come azienda privata non siamo obbligati a farlo, ma data la trasparenza del servizio preferiamo comunicare e partecipare a questa immensa banca dati continuamente aggiornata. Ogni giorno il ministero sa quante tonnellate sono state raccolte, quanto latte è entrato nei caseifici. Questo permette oggi di sapere con precisione matematica come sarà la situazione scorte alimentari per gli allevamenti.

Andrea, prosegue spiegandoci con orgoglio che nell’Ottobre 2013 hanno compiuto la svolta per un sistema di allevamento più moderno e redditizio.  Fino a quella data infatti gli animali venivano allevati in stalla a catena e poi da maggio a ottobre tenuti al pascolo dove venivano anche munti con delle mungitrici automatiche concepite per questa situazione e quindi nessuna lettura di dati di mungitura. La pratica è ancora molto diffusa nelle altre aziende, ma in via di veloce sostituzione. Durante la munta venivano integrate di farina e pannello di girasole.

“Nel 2013 abbiamo realizzato una nuova struttura con cuccette e sala mungitura a 24 posti in due sezioni a spina di pesce, ovviamente dotata di sistema di lettura dei dati tramite collare. Da ottobre 2013, dopo l’ultimo giorno di pascolo, le vacche sono entrate in stalla e di li non sono piu uscite. Si è iniziato a fare una razione bilanciata con il carro miscelatore e la produzione è subito migliorata, guadagnando in un anno circa 7 litri a capo. Stiamo lavorando ancora con genetica abbastanza datata, selezionata più per rusticità che per produttività, comunque la nostra resa media capo nel mese di maggio è stata di 21 litri, e in questi giorni, dopo le elevate temperature siamo a circa 19 litri. La media Paese è di 14 litri. Stiamo anche realizzando una nuova stalla con 220 cuccette e il piano di sviluppo a medio periodo è di arrivare in tre anni a 900 capi in lattazione perchè questo numero è il numero limite della potenzialità della nostra attuale sala di mungitura. L’idea immediatamente successiva è di trasformare il latte aziendale in mozzarella da vendere sul mercato russo” conclude Andrea proponendoci un articolo apparso sulla stampa nazionale che dettaglia le attività dell’azienda e un video :

http://m.kp.by/daily/26377.3/3256171/

http://www.mirtv.ru/video/20085

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