A metà estate si pensava che l’annata calda e siccitosa avrebbe favorito un anticipo sulle raccolte delle soie di primo raccolto, che avremmo avuto una defogliazione veloce, probabilmente prodotto poco ma preparato presto i terreni per l’inverno (ci riferiamo a soie non irrigate). Nella realtà dei fatti invece in alcune zone d’Italia, ilcaldo e il secco hanno influito sulla fisiologia delle varietà dei gruppi più tardivi, alterandone gli equilibri metabolici, fino alla ripresa delle piogge di metà-fine agosto.

Appena si sono verificate nuovamente delle condizioni ambientali favorenti, le piante delle varietà ad accrescimento indeterminato (soprattutto) hanno tentato di riprendere la loro regolare fisiologia e in alcuni casi hanno addirittura emesso nuovi bottoni fiorali. Tuttavia la richiesta di metaboliti per l’ingrossamento della  granella (poca a causa dello stress ambientale) ha favorito un eccesso di sostanze nel flusso linfatico della piante, le quali oggi, oltre ad essere poco produttive, non sono ancora maturate.

Il risultato è quello che diversi agricoltori stanno vedendo in questi giorni:

  • soie che defogliano molto lentamente
  • baccelli pronti alla raccolta e contestualmente baccelli immaturi
  • semi in marcescenza
  • baccelli abortiti
  • sindrome del gambo verde

Vi proponiamo alcune foto scattate il 4 Ottobre 2015 nel basso Veneto, relative a soie di gruppo 1, 1+ seminate tra la fine di aprile e la prima decade di Maggio.

Nelle situazioni sopra elencate, le raccolte sono quindi molto scarse sia produttivamente che qualitativamente e anche le stesse operazioni di trebbiatura vanno molto a rilento perchè le mietitrebbie non riescono a lavorare il prodotto in entrata e tutti gli organi lavoranti sono soggetti a notevoli sforzi. I casi che citiamo si stanno osservando principalmente nelle condizioni di assenza di irrigazione mentre le soie irrigate hanno seguito (o stanno seguendo) un decorso normale (sempre in relazione all’annata particolare)

Se ci riferiamo in particolare alla sindrome del gambo verde (lo stelo rimane verde ma i baccelli e semi pronti alla raccolta) molti studi ne attribuiscono le cause principalmente ad attacchi parassitari, quali ad esempio virus, afidi, tripidi, cicaline, cercospora, ruggini ma altri (effettuati ad esempio dall’USDA in Illinois), dimostrano scarsa relazione tra le cause appena elencate e la sindrome. Altri fitopatologi ritengono che vi sia un patogeno virale o fungino ancora da identificare ma la maggior parte degli studiosi ritiene invece che si tratti di una causa fisiologica strettamente correlata al contesto ambientale; in particolare, una stagione stressante all’inizio della coltivazione e una più favorente in chiusura del ciclo.

In una situazione normale infatti, la soia accumula carboidrati e proteine nelle foglie e negli steli fino a quando inizia la formazione dei semi ( stadio R5). Successivamente, le foglie forniscono i fotosintetati necessari ai semi di nuova formazione e inizia il riempimento. Mentre i semi continuano ad accumulare e ad ingrandirsi, il loro bisogno di fotosintesi finirà per diventare più grande di quello che le foglie possono loro fornire, così “cannibalizzano” gli altri tessuti. Le foglie e gli steli sacrificano quindi la loro fisiologia a favore del seme, fino al punto in cui, privi di metaboliti e fotosintetati iniziano la fase di senescenza, che corrisponde alla caduta delle foglie e al disseccamento degli steli. Da questo punto anche la granella inizia a maturare, fino alla deiscenza dei semi dai baccelli.
Quando però una pianta si trova a dover ingrossare poca granella, accade che i fotosintetati (carboidrati e proteine) rimangano accumulati negli steli e nelle foglie, i quali rimarranno verdi e vitali per un tempo più lungo (non c’è cannibalizzazione dei tessuti). Un clima favorevole (fresco e piovoso) allunga ancora di più il periodo di maturazione delle piante e si verificano quindi molte delle situazioni che gli agricoltori stanno vedendo nei loro campi di soia.
Una delle fonti citate a fondo articolo, ritiene che esistano altre due possibili cause per i problemi riscontrabili quest’anno: fenomeni di interazione con i fungicidi (interventi molto rari in Italia) e diserbi effettuati in epoche tardive. Tuttavia i fenomeni osservabili in queste ultime settimane, sono talmente generalizzati (sempre in riferimento al non irriguo) da poter escludere che il problema sia da ricercarsi nell’epoca dell’intervento/i erbicida.
Cosa fare?
Cominciamo con il dire che in Italia non è ammesso l’uso di disseccanti o erbicidi per favorire la senescenza delle piante, quindi dimentichiamoci di questa soluzione. Aspettare? Sembra l’unica alternativa, in attesa che la fisiologia della pianta faccia il suo percorso, sperando anche in qualche giornata di sole. In alcune zone degli Stati Uniti, gli agricoltori che si trovano a fronteggiare la sindrome del gambo verde e che non usano il disseccante, aspettano le prime brinate per far defogliare le piante, ma questo solo nel caso in cui la granella sia matura.
Nei nostri ambienti diventa difficile consigliare di attendere le prime brinate, anche perchè generalmente le piogge si intensificano in autunno e si corre il rischio di compromettere gravemente la struttura del terreno durante la raccolta. Bisognerà in ogni caso raccogliere ad un punto di compromesso, un momento in cui la granella sarà ancora umida (occorrerà accettarlo) ma la quantità di foglie residue sia tale da consentire alla mietitrebbia di raccogliere (anche se lentamente) e quindi di liberare il terreno per effettuare le lavorazioni prima che l’umidità del suolo diventi eccessiva impedendo le lavorazioni.
Foto:
Archivio fotografico Limagrain Italia
Fonti:
http://crops.extension.iastate.edu/cropnews/2013/09/be-lookout-green-stem-syndrome-soybeans
http://www.farms.com/commentaries/green-stem-syndrome-in-soybeans-98659.aspx
http://www.soybeanresearchinfo.com/diseases/greenstemdisorder.html