Triticale e biogas – binomio vincente

Cereale autunno-vernino a doppia attitudine, è uno dei pilastri fondanti sia della zootecnia sia della produzione di energie rinnovabili

Duttile, produttivo e ricco di elementi nutrizionalmente preziosi. È il triticale, cereale tetraploide derivato dall’incrocio del genere Triticum e del genere Secalis, riassumendo in tal modo in sé le molteplici caratteristiche di entrambe le genetiche. Mostra infatti piante più rustiche e adattabili del frumento, presentando al contempo una qualità della granella superiore a quella della segale.

Essendo mediamente esigente in termini nutrizionali, questa coltura richiede anche scarsi trattamenti fitosanitari e apporti idrici, inserendosi perfettamente nei piani di semina aziendali e come coltura da rotazione. Tali caratteristiche ne hanno fatto un solido riferimento tecnico nelle aziende miste che siano orientate non solo alla zootecnia, ma anche alla produzione di biogas. In tal senso, il silotriticale si presenta come valida integrazione ad altre forme di trinciato, come per esempio silosorgo, silomais nonché insilato di orzo. Il triticale fornisce infatti rese elevate che a maturazione lattea possono sfiorare le 50 tonnellate per ettaro, corrispondenti a 13-14 tonnellate di sostanza secca. Il momento ideale per la raccolta cade infatti nei giorni immediatamente successivi al raggiungimento di questa fase fenologica. La biomassa vegetale può in tal caso essere compattata agevolmente nelle trincee e fornire un prodotto finale dall’elevata capacità di conversione in biogas. Quanto alle modalità e ai vantaggi della sua coltivazione, rientra in primis il ciclo relativamente breve che ne permette la raccolta già entro fine maggio; con alcune varietà è possibile addirittura anticipare alla seconda decade di maggio. Ciò consente anche l’eventuale semina di colture da secondo raccolto come mais o soia, massimizzando in tal modo i ritorni aziendali.

Per esaltare le rese del triticale è fondamentale poi la corretta epoca di semina, convenzionalmente indicata per metà ottobre, sebbene variabile in funzione dell’andamento meteorologico autunnale.
La semente è bene sia certificata e di qualità, possibilmente protetta da una concia adeguata. Quanto a densità in campo, la semente va dosata fra i 150 e i 180 chilogrammi per ettaro in funzione della varietà prescelta e della fertilità del terreno.
Dovendosi raccogliere a maturità lattea, il triticale deve presentarsi con steli, foglie e spighe il più possibile sane, permettendo così di produrre un trinciato di elevata qualità, meglio se tagliato corto al fine di essere aggredibile con facilità dai microrganismi presenti nelle trincee prima e nei digestori poi. Idealmente, la sostanza secca al momento del taglio deve oscillare a cavallo del 30%, con un range che di solito spazia da un minimo di 28 a un massimo del 34%.