Panelli di girasole: risorsa preziosa in zootecnia
Grazie a una equilibrata composizione in proteine, lipidi e fibre, i panelli di girasole sono un’interessante componente nell’alimentazione di bovini, suini e avicoli
I panelli di girasole vengono ricavati tramite processi meccanici di spremitura senza impiegare solventi o altre sostanze chimiche. A livello organolettico i panelli di girasole presentano un tipico aroma di tostato che nelle giuste proporzioni migliora l’appetibilità delle razioni somministrate agli animali.
Di norma, la composizione media di un panello di girasole di buona qualità prevede un tasso di proteine fra il 25 e il 28%. Analoga percentuale, 24-30%, per le fibre, anch’esse necessarie per una corretta alimentazione in campo zootecnico. A completare la composizione, i lipidi. Anche dopo la spremitura, i semi di girasole destinati alla produzione di panelli contengono comunque l’8-10% di materie grasse, indispensabili anche per l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Bassi infine i contenuti in umidità e ceneri, la prima fra il 3 e il 4%, le seconde fra il 5 e il 6%.
Particolarmente ricchi dell’aminoacido metionina, i panelli di girasole rappresentano quindi un’importante fonte di proteine nobili per bovini, polli e maiali e per tale ragione sono fra gli alimenti più utilizzati nel settore zootecnico.
Limiti di sostanze nocive: più sicurezza per gli animali
Per commercializzare panelli di girasole è necessario rispettare stringenti limiti quanto a presenze di sostanze indesiderate. Per esempio, gli idrocarburi policiclici aromatici, in acronimo IPA (italiano) o PAH (inglese), non devono superare le 200 ppb, cioè parti per miliardo o nanogrammi per chilo. Questa famiglia di sostanze chimiche deriva soprattutto da combustioni incomplete della sostanza organica, ma sono anche contaminanti ambientali abbastanza diffusi. Trattasi di molecole come antracene, benzopirene e simili, caratterizzate tutte da profili tossicologici alquanto sfavorevoli.
Sotto controllo anche i metalli pesanti, normati questi dai Reg. Ue 1275/2013 e Reg. Ue 1869/2019, con quest’ultimo che fissa i limiti anche quanto a diossine e PCBs, acronimo di bifenili policlorurati, contaminanti ambientali di ampia diffusione in passato impiegati come antidetonanti negli impianti di trasformazione elettrica.
Contaminanti di origine naturale presenti anche sul girasole, le micotossine sono anch’esse normate, sia in zootecnia convenzionale, sia biologica. In tal caso i riferimenti normativi sono le Dir. CE 32/2002 e seguenti, come pure la Raccomandazione 576/2006 e seguenti.
Infine, i residui di agrofarmaci, normati dai Reg. Ue 396/2005 e Reg. UE 528/2012. Diversi invece i riferimenti per i panelli destinati agli allevamenti biologici, dovendo risultare conformi al Reg. UE 848/2018 sia per quanto riguarda i residui di agrofarmaci, sia per l’eventuale presenza di Ogm.