Semine precoci, fra rischi e opportunità
L’andamento stagionale 2019 sembra permettere un anticipo sensibile delle semine del mais. Al fianco degli indubbi benefici di tale pratica, vanno però ricordati i rischi da evitare per cogliere il meglio schivando il peggio.
Chi semina presto può trarre grandi vantaggi dal proprio mais, ma la scelta del momento ideale è estremamente delicata e deve bilanciare vantaggi e possibili rischi. Temperature fresche ma sufficienti alla germinazione, terreni umidi e allo stesso tempo ben arieggiati possono garantire le migliori condizioni e favorire una partenza veloce della coltura. In tal modo si minimizza l’esposizione ai parassiti terricoli e la coltura risulta più competitiva nei confronti delle malerbe nate nelle settimane successive alla semina. Inoltre, a inizio estate, la fioritura risulterà anticipata, schivando le temperature più alte e, in caso di non irriguo, anche la morsa delle carenze idriche, a tutto vantaggio della fertilità in fase di fioritura e quindi della produzione finale. Ma le condizioni favorevoli del suolo non sono così scontate quando si anticipa di molto la semina. È necessario, dunque, mitigare i rischi partendo dalla scelta dell’ibrido, attraversano la gestione della macro e micro nutrizione fino ad arrivare alla gestione delle malerbe.
Oggi si possono selezionare ibridi dalla genetica innovativa che hanno un’elevata capacità di sviluppo nelle fasi iniziali della coltura soprattutto in condizioni che appaiono svantaggiose per la maggior parte degli altri ibridi.
Si possono anche pianificare delle concimazioni che offrano la massima disponibilità degli elementi nutritivi utili nelle prime fasi di sviluppo. Localizzazione sulla fila e uso di prodotti ad alta efficienza nutrizionale sono di estremo aiuto quando si vuole anticipare la semina. Un’altra importante strategia potrebbe essere l’utilizzo, ormai molto diffuso nelle colture orticole, di aiuti Biotici, come batteri o micorrize, distribuiti nel terreno o, in modo molto più pratico, in concia sul seme anche con tecnologie industriali estremamente innovative. La chiave del successo sta anche nella corretta e simultanea emergenza del mais.
I punti determinanti per una corretta germinazione sono essenzialmente due.
Il primo è la presenza di un sufficiente grado di umidità del terreno, fatto che obbliga il maiscoltore a mirare in modo accorto l’esatto momento di semina in funzione di piogge cadute o previste a ridosso della data di semina pianificata. Sullo stesso piano dell’umidità va poi posta la temperatura del suolo in rapporto con quella dell’aria. Per quest’ultima ben poco si può fare, mentre per la prima sono state messe a punto, per esempio, alcune tecniche come lo strip-till, atto a creare una condizione di miglior accoglienza del terreno nei confronti dei semi soprattutto a fronte di suoli tendenti al pesante, quindi, poco arieggiati e tendenzialmente “freddi”.
Tra gli aspetti imprevedibili della semina molto anticipata possiamo far rientrare anche l’eccessiva umidità legata ad abbondanti precipitazioni dopo la semina, gli attacchi importanti di elateridi e i ritorni di freddo. Per il controllo del danno da parassiti terricoli è da tenere in alta considerazione il controllo esercitato tramite geoinsetticidi microgranulari, localizzati anch’essi alla semina, ma soprattutto risulta fondamentale la scelta di ibridi dalla partenza fulminea e dallo sviluppo radicale imponente che possano sfuggire, più velocemente, alla fase di vulnerabilità del mais garantendo la sopravvivenza del più alto numero di piante e, quindi, un corretto investimento per metro quadro.
Fatte quindi salve le più corrette pratiche agronomiche, nutrizionali e fitosanitarie, l’ibrido di mais prescelto può fare la differenza tra un raccolto di pieno successo oppure insoddisfacente rispetto agli investimenti sostenuti. Inutile cioè applicare le più moderne tecniche e tecnologie a disposizione, se poi si effettua una scelta poco accorta del seme da impiegare.