A quanto pare sono in tanti i giovani italiani che vogliono studiare l’agricoltura. Una recente indagine infatti svela che è in corso una vera corsa di iscrizioni agli istituti agrari: la crescita della richiesta per il prossimo anno scolastico è del 12% rispetto al già buono 2013, un vero e proprio record.
Al primo posto ci sono appunto le scuole secondarie agrarie tecniche e professionali, ma la tendenza è positiva per tutti gli indirizzi legati all’ambiente, all’alimentazione e al turismo.
Scendendo nel dettaglio dei numeri si scopre che nell’anno scolastico 2014-2015 si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici e professionali della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie 264.541 giovani e tra questi il 24% ha optato per l’agricoltura, l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera.
Si sceglie l’agricoltura anche all’Università
Questa voglia di agricoltura di ragazze e ragazzi sembrerebbe un trend in crescita anche per chi sceglie di continuare con gli studi universitari: sulla base di una ricerca effettuata da Datagiovani (www.datagiovani.it) le iscrizioni alle Facoltà di scienze agrarie, forestali ed alimentari hanno fatto registrare la crescita più alta nel dal 2008 al 2013 con un aumento del 45%. Il dato sorprende perché nello stesso periodo gli atenei italiani hanno perso 40.000 immatricolazioni (un calo del 12,5%) a causa delle minori disponibilità economiche familiari, ma anche perché si sta facendo strada tra i giovani una minore convinzione sul fatto che la laurea possa aprire le porte del mercato del lavoro.
Inoltre, secondo i dati raccolti dal tradizionale rapporto di Alma Laurea (il “consorzio” che raggruppa le Università italiane – www.almalaurea.it ) i laureati specialistici di Agraria lavorano al 79% (media complessiva: 86%), con una stabilità del 66% (media complessiva: 73%) e un reddito mensile medio di 1.284 euro (media 1.440).
Agricoltura che si conferma anticiclica ancora una volta, come conferma anche un sondaggio Coldiretti, secondo il quale il 54% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%).
Parlare di rivoluzione culturale è forse un po’ eccessivo, ma in effetti la diversità di opportunità di lavoro offerta dal settore agricolo è molto ampia, negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno del settore nuove occupazioni con circa il 70% delle imprese giovani che opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche fino agli agriasili, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, agrigelati e addirittura agricosmetici.