Non c’è pace per la carne bovina italiana. Dopo il maxi-sequestro di carne adulterata con marchi contraffatti e certificati falsi di razza pregiata che ha portato a 78 perquisizioni dei Nas in 12 regioni e 22 province di tutta Italia, infatti, un recente monitoraggio del Ministero della Salute afferma che “fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate”.
La notizia ovviamente è diventata subito scandalo: su tutti i mass media infatti si rincorrono notizie, spesso contrastanti, che parlano di contraffazione alimentare senza analizzare con attenzione quanto recita lo studio. Le indagini sono state condotte con il “metodo istologico”, una tecnica sperimentale e non validata ufficialmente. Questa metodologia, infatti, è un’alternativa a quella convenzionale, cioè l’analisi chimica, ma secondo diversi addetti ai lavori presenta una serie di problematiche.
Stando ai risultati del piano di monitoraggio fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. I rilevamenti, effettuati in 18 Regioni, segnalano che 72 bovini su 514 sono stati classificati “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi.
Rileggendo i dati del monitoraggio è chiaro che: ”circa il 15% dei bovini campionati (circa 500) sarebbe «sospetto» o «dubbio» di essere stato trattato con sostanze vietate”.
Facciamo un po’ di chiarezza. In pratica il metodo istologico si basa sull’osservazione dei tessuti: se l’animale presenta vistose alterazioni dei tessuti o di alcune ghiandole rispetto a uno standard, solitamente legato all’età e al sesso, queste alterazioni vengono interpretate come segnale dell’impiego in allevamento di sostanze vietate.
Nel Piano di monitoraggio però si fa riferimento in modo chiaro a “casi sospetti” e “casi dubbi” proprio perché la variabilità per i casi intermedi in un tipo di analisi di questo tipo è elevatissima e lo standard utilizzato non prende in considerazione la molteplicità dei fattori, anche naturali, che causano effetti sui tessuti dei cosiddetti organi bersaglio oggetto di esame.
Non vogliamo entrare nel merito della competenza di chi ha effettuato il monitoraggio, che è fuori discussione, ma semmai segnalare come l’interpretazione errata o tendenziosa di dati scientifici (anche se, ripetiamo, il metodo istologico non è un metodo ufficiale di analisi) crei confusione invece che chiarezza.
La notizia in questione sia talmente “ghiotta” che giornali, televisioni e social media non se la sono lasciata sfuggire, ma quando le tematiche sono tecniche dovrebbero essere appunto i tecnici ad informare i consumatori.
Se il metodo istologico è efficace nel portare alla luce tecniche illecite di allevamento perché non renderlo ufficiale? La filiera della carne italiana ha già i suoi problemi e sfiduciare i consumatori non aiuta nessuno.