Abbiamo già riportato (in un precedente articolo: Grandine su mais: stima del calo di rendimento sulla base del danno fogliare) alcune indicazioni per stimare il danno potenziale causato da una grandinata su mais, sulla base della defogliazione. Nell’articolo abbiamo messo in evidenza come il danno massimo sia riscontrabile alla fioritura, momento in cui una perdita di superficie fotosintetizzante può causare i danni maggiori.
In questo periodo tuttavia molti dei nostri mais hanno passato la fase di fioritura, alcuni (i più precoci e seminati presto) sono in maturazione lattea o latteo-
cerosa. Quando una grandinata colpisce una pianta di mais, con la spiga in fase di fecondazione o già fecondata, produce non solo defogliazione ma anche un danno sulla granella. Occorre quindi utilizzare sia la tabella che incrocia lo stadio fenologico con la defogliazione, sia effettuare un campionamento per stimare l’entità del danno sulla granella.
Si procede innanzi tutto individuando una zona rappresentativa del danno nell’appezzamento, o più zone tante quante sono le aree di danno omogeno che possiamo riscontrare, andando successivamente a mediare i risultati. Possiamo quindi a titolo di campionatura indicativa,prendere 10 spighe su 10 piante consecutive su una medesima fila e successivamente contare le granelle colpite/danneggiate per ogni singola spiga. Infine si devono contare tutte le granelle presenti in ciascuna spiga, sommarle e metterle in rapporto con le granelle valutate come danneggiate; in questo modo, moltiplicando per 100 il valore ottenuto, avremo la % di granelle perse. Tale valore percentuale riflette un proporzionale calo di resa.
In presenza di grandinate molto violente, tanto da distruggere le piante (oltre lo stadio V8) occorre anche considerare la % di piante perse. Come per la verifica degli investimenti iniziali (dopo la semina) si devono contare il numero di piante perse su una distanza di 22 metri, 14 o 13, se il nostro cantiere di semina è rispettivamente a 0,45 m o 0,70 oppure 0,75 di interfila (dividendo infine per 10). Conviene contare le piante sulla fila sia di destra che di sinistra dimezzando successivamente il valore finale diviso dieci. Per cui, ipotizzando di aver seminato a 0,75 m di interfila con un investimento di 7,3 piante a metro quadro, se contassimo per esempio 15 piante perse lungo una fila destra e sinistra per 13 metri, significa che il danno percentuale è pari a (15/2/10)/7,3 ovvero circa il 10%.
In conclusione, occorre quindi sommare la % di calo produttivo dovuto al defogliamento, con il calo di resa dovuto alle granelle danneggiate e l’eventuale perdita di piante intere.
Quando ci riferiamo alle piante “perse” si dovrebbe tenere conto non solo di quelle rotte (certamente perse) ma valutare anche quelle con danni sullo stocco, andando a verificare (dopo rimozione della guaina fogliare) se e quanto i tessuti sottostanti siano stati colpiti; se così fosse lo stocco va sezionato trasversalmente in corrispondenza della zona colpita dal chicco di grandine per verificare quale sia la porzione di tessuto danneggiato. Quando oltre 1/3 della sezione del culmo è danneggiato, il danno su quest’ultimo è considerato grave. Oltre alla sezione trasversale dello stocco, è utile
anche effettuare una sezione longitudinale dello stesso tra un nodo e il successivo. Se i tessuti mostrano aree necrotiche o la colorazione vira dal bianco al marrone nell’area midollare significa che la pianta potrebbe avere problemi nel proseguio della stagione. Alcuni ricercatori tendono a considerare come “perse” la piante con aree necrotiche nei tessuti del culmo. Gli effetti sui tessuti non sono naturalmente riscontrabili subito dopo la grandinata ma occorre attendere circa 7-10 giorni prima di fare una valutazione.
NON vogliamo sostituirci all’esperienza e sensibilità dei professionisti che si occupano con rigore e competenza di perizie grandine ma dare qualche indicazione per provare a stimare da soli l’entità del danno subito, ricordando tuttavia (lo ribadiamo) che solo una perizia eseguita da un esperto può darVi una fotografia più prossima alla realtà. Ad esempio non è facile stimare la percentuale di defogliazione e solo un “occhio allenato” può con facilità dirvi qual è la % di foglia persa.
Quanto può accadere da un punto di vista del quadro patologico ad una pianta di mais dopo un evento grandinigeno è difficile da prevedere o stimare, tuttavia le lesioni possono favorire il manifestarsi di patologie di natura batterica o fungina (carbone, fusariosi) o aumentare la presenza (sulla granella) di Aspergillus (che può produrre aflatossina) e Fusarium (che può produrre tossine DON, Zearalenone e Fumonisina B1;B2 )