Nel 2013 i volumi di produzione di carne di maiale nell’Unione europea sono stati circa dell’1,6% inferiori a quelli del 2012, per il costo più elevato mangimi e per le nuove regolamentazioni circa il benessere delle scrofe. Nel 2014 la produzione dovrebbe stabilizzarsi e così anche il prezzo. Questo è quanto ha affermato Jan Peter van Ferneij alla conferenza sulla suinicoltura organizzata da Adisseo, tenutasi il 3 febbraio a Parigi .
Ferneij , economista presso l’istituto francese IFIP ha affermato che il prezzo medio del maiale nell’UE è 1,76 € al chilogrammo e prevede che i prezzi della carne suina rimarranno stabili anche nel 2014, in parte come risultato delle esportazioni verso la Cina, la quale, da un forte impulso all’export europeo alla fine di ogni anno, a causa della maggiore e crescente domanda per il Capodanno cinese . Anche se il 2013 ha visto un calo della produzione, il volume è previsto stabile nella media europea, anche se possono verificarsi sostanziali differenze tra gli stati membri dell’UE.
“Nei paesi nordici (Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Germania), il volume di produzione nel 2013 è stato stabile rispetto al 2012 e ciò significa che la produzione ha recuperato i bassi volumi del 2011. In alcuni paesi abbiamo visto un calo nel 2013 (Francia – 2,4%, Romania – 4,2% e Polonia – 7,5%)”, secondo van Ferneij. Per la Polonia, ad esempio, si prevede che alcune piccole aziende produttrici andranno fuori mercato, il che comporterà una diminuzione di circa 100.000 scrofe allevate; questo non significa che la Polonia produrrà meno ma che le aziende diventeranno più grandi e aumenteranno la loro capacità produttiva.
Van Ferneij ha anche ricordato l’impatto che produce l’attuale divieto russo di importare carne di maiale dall’UE: “Circa il 3,5% di tutta la produzione comunitaria è destinato alla Russia ( circa un quarto di tutte le esportazioni di carne di maiale UE pari a 700.000 tonnellate fino allo scorso novembre ) e se la Russia continua a chiudere i confini per le carni UE nel medio-lungo periodo ci saranno conseguenze importanti. Il blocco delle importazioni è stato deciso dopo che in Lithuania gli ispettori veterinari hanno rilevato la presenza di ASF (peste suina africana).
La Russia ha anche annunciato di aprire le proprie frontiere per le carni suine degli Stati Uniti, a condizione che non vi siano tracce diractopamina, un promotore di crescita antimicrobica . La carne made in US è stata vietata nel mercato russo proprio per questo motivo a partire da Settembre dello scorso anno.
La Cina resta un importante mercato d’esportazione per le carni suine dell’UE, anche se l’esatto potenziale di crescita è difficile da prevedere . “Sappiamo che gli allevatori cinesi ottengono risposte produttive inferiori rispetto al settore suinicolo europeo, i suinetti prodotti per scrofa sono circa 14, la mortalità è alta, la conversione alimentare è alta ma c’è una forte incidenza di problematiche legate agli aspetti sanitari ed ambientali. La Cina vorrebbe diventare autosufficiente ma questo è ancora lontano dall’accadere, spiega Van Ferneij.
Oggi però a pochissimi giorni dalla conferenza e dalle dichiarazioni di van Fernejj, giunge un segnale meno positivo e i macelli tedeschi Tönnies e Vion Nord hanno diminuito i loro prezzi di € 0,05, portando il prezzo finale a € 1.54/kg . Si prevede che anche l’olandese Vion seguirà il calo durante questa settimana.
Sempre oggi in l’Ucraina ha segnalato all’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale un focolaio di peste suina africana (ASF) in una piccola fattoria locale. L’azienda si trova nel villaggio Krasnodons’kyi, nella regione di Luhansk,(estremo est del paese). L’azienda aveva 26 suini, di cui cinque erano morti. I segni clinici erano già stati osservati fin dal 5 gennaio. Gli esami di laboratorio, compresi i test PCR, puntano in direzione della ASF
– Fonte: pigprogress.net –
-Fonte: marketmeats.com-