Mais coltura da reddito? Come valutare PLV a confronto con altre colture

Conviene ancora coltivare mais?

Secondo molti operatori agricoli la risposta è NO!

Ma siamo sicuri che il mais non sia più redditizio per l’agricoltore che lo coltiva?  Forse stiamo valutando solo la produzione del mais in peso e non il suo valore. La quotazione della granella di mais sui mercati italiani, Europei ed internazionali non è mai stata così alta. Perché?

I consumi aumentano e le aree di coltivazione non riescono a crescere e, di conseguenza, le scorte mondiali rimangono basse.  Con una quotazione superiore ai 300 euro a tonnellata ed una produzione ad ettaro di 13 tonnellate si generà una PLV di oltre 4.000 euro per ettaro, impensabile fino a solo un anno fa. Anche i costi sono aumentati ma, proprio chi non ha risparmiato sugli input, ha mantenuto alte le produzioni e, di conseguenza, il margine. Il costo complessivo di coltivazione di un ettaro di Mais è salito fino a sfiorare i 2.500-2.800 euro lasciando un margine di più di 1.000-1.200 euro ettaro.

Ma quale altra coltura estensiva può offrire lo stesso?

Anche considerando le attuali quotazioni del grano o quelle della soia, si verifica facilmente che il margine per ettaro sia inferiore, e quindi meno conveniente. Ci sono altre colture, come il colza e il girasole, che per la situazione della guerra Russo-Ucraina stanno vivendo un momento molto favorevole ma che, nelle zone vocate a mais, non reggono il confronto in termini di margine.

Quindi, facendo l’elenco delle coltivazioni più redditizie, il mais rimane nella parte alta della classifica e, in alcuni areali, è assolutamente la prima coltura da reddito.

 

E se parliamo di mais da insilato?

Come alimento zootecnico, il mais non è paragonabile a nessuna altra coltura. Considerando il valore nutritivo dell’insilato di mais e il suo costo di coltivazione, nessuna altra coltura è allo stesso livello. Anche dove c’è limitazione di acqua disponibile, una coltura poco esigente come il sorgo, non riesce ad offrire lo stesso valore energetico ad ettaro del mais. Lo stesso si può dire dei cereali autunno vernini. Tutte le alternative possono portare produzioni tal quale interessanti, paragonate alle produzioni di mais, ma che forniscono una quantità notevolmente inferiore di energia trasformabile in latte o carne.

Per fare margine bisogna produrre

Il livello di produzione resta centrale, specialmente in un contesto come quello attuale, con una quotazione del mais ai livelli massimi. Teoricamente è facile, ma esistono dei fattori che possono influire negativamente sul risultato finale? Un andamento stagionale, come il 2022, molto caldo e siccitoso, ha comunque ridotto le produzioni finali e sono sempre da tenere in considerazione le altre storiche problematiche come Diabrotica, Piralide e Micotossine. A questo si è aggiunto un aumento dei costi delle concimazioni e dell’irrigazione che ha provocato, in troppi casi, un atteggiamento molto conservativo dell’agricoltore.

La regola non cambia, meno investimenti portano minori risultati.

Come aumentare la produzione?

Specialmente in situazioni difficili e di stress, come si è visto nell’ultima annata, le tecniche e le tecnologie possono fare la differenza, aumentando la produzione media del mais.

Siccome chi ben comincia è a metà dell’opera, la semina e lo sviluppo iniziale sono fattori fondamentali per ottenere il migliore risultato finale. Avere una regolare distribuzione del seme sulla fila e una germinazione uniforme non è facile con le sementi tradizionali. Il seme PLATINUM, grazie ad una più omogenea calibrazione, garantisce un migliore lavoro con tutte le seminatrici, sia le più vecchie che le più moderne, fino ad avere meno del 5% di piante con distanze irregolari sulla fila. Inoltre, la calibrazione permette di avere semi di stesse dimensioni, forma e peso. Questa uniformità è importante per avere una germinazione uniforme ed uno sviluppo iniziale più regolare.

Ma esistono ancora spazi di miglioramento?

Il seme PLATINUM è conciato con un biostimolante a doppia azione, STARCOVER, che aumenta la massa radicale ed incrementa la capacità di assorbimento di acqua e nutrienti, grazie alla interazione simbiotica del Bacillus amyloliquefaciens. Più radice e più efficienza aiutano la pianta a sopportare meglio gli stress idrici e nutrizionali. Quante volte un mais, soprattutto nelle fasi iniziali, ha segnato il passo, rallentando lo sviluppo per micro e macro carenze nutrizionali? Quante volte si vedono i classici arrossamenti della lamina fogliare che indicano una bassa capacità di assorbire il fosforo dal terreno? Il Bacillus amyloliquefaciens aumenta l’assorbimento di fosforo anche in condizioni sfavorevoli evitando spiacevoli rallentamenti delle fasi di sviluppo del mais.

E quando arriva il caldo e la siccità?

Le piante del mais aumentano la traspirazione fogliare fino ad arrivare al limite, la pianta disperde dalle foglie una quantità di acqua maggiore di quella che riesce ad assorbire attraverso le radici. La coltura va in stress, non riesce più a fare la fotosintesi e consuma gli zuccheri prodotti in precedenza. Questa sofferenza fa perdere molta produzione potenziale. STARCOVER continua ad assicurare un migliore sviluppo della radice con un sensibile incremento delle radici capillari. Questo migliora l’assorbimento di acqua dal terreno anche in condizioni difficili. Il mais trattato con STARCOVER assorbe di più riducendo lo stress idrico, permettendo al mais di non perdere produzione e di confermare il suo ruolo di coltura redditizia.

Ma è proprio così?

In questa situazione sfavorevole, quasi il 35% dei produttori di mais intervistati si dichiara comunque soddisfatto della redditività della coltura, anche se con produzioni non ai livelli massimi. Entrando nel dettaglio si trova un collegamento tra questo gruppo e chi ha comunque fatto, alla fine della stagione, un conto economico a confronto con i due anni precedenti. Quindi, anche se alla fine si è prodotto di meno e si sono avuti maggiori costi di produzione, il valore sia della granella che del trinciato ha ampiamente compensato le negatività. In conclusione, per un terzo degli agricoltori che hanno seminato mais nel 2022, questa coltura ha avuto una marginalità superiore agli anni precedenti o comunque superiore ad altre colture sia primaverili che autunnali coltivate nello stesso anno.

 

La cultura del Risk Management

Ridurre il rischio, anche senza eliminarlo completamente, riduce la probabilità degli effetti negativi e della perdita produttiva. Un esempio di rischio frequente è quello dello stress idrico anche dove c’è alta disponibilità di acqua ma ci sono i turni di utilizzo. Il mais richiede più frequenti irrigazioni con temperature alte ma non sempre il turno irriguo ci permette di anticipare. La pianta va in stress idrico. Quando la pianta di mais va in stress idrico mette in atto tutte le difese tra qui la chiusura degli stomi fogliari e il rallentamento della fase produttiva. Come si può intervenire? Accorciando i turni irrigui e, se non possibile, scegliendo genetiche in grado di continuare a fare fotosintesi anche in situazioni difficili. Gli ibridi di mais della linea HYDRANEO ritardano la reazione agli stress idrici di 2-3 giorni, come evidenziano numerose sperimentazioni in campo, riducendo le perdite produttive ad esso collegate.

Tirando le somme: il mais è una coltura da reddito

Ci sono molte analisi che dimostrano come il mais sia una coltura da reddito, sia producendo granella che insilato. Nelle zone del nord Italia mediamente vocate, non seminare il mais significa rinunciare ad almeno 5-800 euro di margine. Per avere maggiori probabilità di portare a casa questi risultati una riduzione dei rischi è fondamentale.

Gli ibridi di mais LG e le tecnologie ad essi collegate, sono il migliore modo di applicare un approccio alla gestione del rischio.

Tante soluzioni da chi, come Limagrain, sa di essere esperto in risk management.