Prezzi del latte: storico italiano e previsioni europee

Forti oscillazioni nei prezzi del latte hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni, con segnali incoraggianti nell’ultimo triennio e buone previsioni Ue al 2035

Negli ultimi vent’anni i prezzi del latte in Italia, da intendersi come quotazioni del crudo, sono stati caratterizzati da oscillazioni cicliche talvolta profonde (Fonte: Cral). L’annus horribilis fu in tal senso il 2016, quando ad aprile si segnò il minimo storico del ventennio con soli 24,06 centesimi al litro. Cifre del tutto insufficienti a coprire perfino i costi fissi di un allevamento medio italiano. Sotto ai 30 centesimi si era però già scesi nel 2009, sempre ad aprile, con 26,55 cent.

In contrasto a tali tracolli di quotazione, fra il 2003 e il 2021 il latte crudo italiano ha trovato due distinti momenti in cui ha superato i 50 centesimi al litro: nell’ottobre 2007 (50,11 cent) e nel novembre 2013 (53,48 cent). Come trend generale, le quotazioni primaverili si sono spesso confermate le più basse dell’anno, ridando poi respiro ai prezzi in autunno.

Circa il valor medio dei mercati, pur a fronte di tali profonde variazioni, fra gennaio 2003 e aprile 2021 il prezzi si sono mantenuti poco al di sotto dei 40 cent al litro.

Gli andamenti dell’ultimo triennio

Dall’aprile 2021 in poi il mercato ha virato verso quotazioni molto più interessanti, salendo da una base di 33,68 cent sino ai 70,49 dell’ottobre 2022, picco massimo mai più toccato nei vent’anni considerati. A influire su tale impennata sono state dapprima le tensioni dovute alla crisi energetica, unite alle prime avvisaglie di instabilità nell’Europa dell’Est. Instabilità che influivano sia sugli approvvigionamenti di energia e quindi di fertilizzanti, sia di cereali e di altre commodities alla base dell’industria mangimistica.

Ciò ha indotto i prezzi del latte italiano a salire di circa 16 centesimi, dai 33,68 cent al litro dell’aprile 2021 fino ai 49,66 cent raggiunti a dicembre dello stesso anno (+47,5%). Poi, dopo una brevissima pausa nel gennaio 2022 con 46,52 cent al litro, lo scoppio della guerra in Ucraina ha indotto una seconda impennata dei prezzi ancor più ripida di quella precedente. In soli otto mesi, da gennaio a settembre 2022, altri 24 centesimi si sono infatti aggiunti alle quotazioni precedenti (+51,6%). Un incremento che come cifra assoluta si mostra vicino ai prezzi minimi fatti registrare nell’aprile di sei anni prima.

La successiva stabilizzazione degli eventi bellici, con Russia e Ucraina giunti a una logorante ma stabile guerra di posizione, ha quindi fatto ridiscendere i prezzi del latte. Ciò grazie anche alla ridistribuzione della domanda energetico-agricola a favore di altri Paesi. Nell’aprile 2023, tradizionalmente mese di ribassi, la quotazione ha infatti toccato il minimo del biennio con 44,59 cent al litro. Poi, la prevedibile ripresa fino ai 57,56 cent del dicembre 2023.

Le previsioni dell’Unione europea

Per quanto sia prematuro oggi elaborare proiezioni affidabili di lungo periodo, le stime elaborate al 2035 dalla Commissione Agricoltura europea danno i prezzi del latte in tendenziale aumento. Una crescita nelle quotazioni dovuta soprattutto alle stime di crescita della domanda di formaggio, burro, polvere di siero, polvere di latte scremato e altre ingredientistiche a base di formaggi.

Tale domanda di latte – con aumenti dei prezzi che si auspicano coerenti – sarà influenzata anche dall’export, anch’esso previsto in crescita. Tali stime dovranno però fare i conti con la perdurante instabilità nell’Est europeo, alla quale potrebbe aggiungersi a breve anche quella del Mar della Cina, causata dalle ambizioni di annessione di Taiwan da parte di Pechino.

Quanto all’Europa, i recenti ammorbidimenti in tema di prodotti per la difesa fitosanitaria e a favore degli allevamenti fanno ben sperare in un consolidamento del Vecchio Continente in materia di sicurezza alimentare. Comparto lattiero-caseario in primis.

 

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