Quali ibridi di girasole scegliere, quando seminare e quando raccogliere

La scelta del ciclo colturale più idoneo al proprio areale massimizza le rese in semi e olio grazie a raccolte operata a perfetta maturità degli acheni

Coltura ideale per le rotazioni agronomiche, il girasole rappresenta una valida alternativa nella diversificazione aziendale quanto a investimenti. Nelle regioni centro-meridionali offre infatti caratteristiche complementari ai cereali a paglia, come il frumento duro. Al Nord è invece alternativa di elezione per il mais in ottica siccità, resistendo meglio alle carenze idriche estive rispetto ai più comuni ibridi di granturco. Il girasole diviene quindi coltura consigliabile soprattutto in caso si operi su terreni privi di adeguati sistemi irrigui e con scarse disponibilità idriche nei mesi cruciali. Eventualità, questa, che cade nei mesi tardo-primaverili ed estivi.

Quanto produce il girasole

Nelle ultime tre stagioni, dal 2020 al 2022, il girasole italiano ha prodotto mediamente 24-25 quintali per ettaro. Questa media deriva da una forbice di rese molto ampia, potendo infatti toccare i 45 quintali nelle condizioni migliori.
Al risultato finale, ovvero le rese in semi e di olio, concorrono diversi fattori. La corretta scelta dell’ibrido è in tal senso la prima condizione da soddisfare. Ogni areale ha infatti le proprie peculiarità e ciò suggerisce di scegliere gli ibridi che meglio si adattino alla propria azienda per tipologia e per durata del ciclo colturale.

Gli ibridi disponibili: alto oleici, linoleici e resistenti agli erbicidi 

Coltura industriale d’eccellenza, il girasole vede ormai da tempo la presenza esclusiva degli ibridi nel mercato delle sementi.La crescente domanda di oli vegetali a uso alimentare ha infatti stimolato la differenziazione di genetiche peculiari.

Per esempio, sono stati sviluppati ibridi “alto oleici “ ad alto contenuto di acido oleico, ovvero l’acido grasso polinsaturo tipicamente presente nell’olio d’oliva.
Questo acido grasso polinsaturo appartiene infatti alla categoria degli Omega 6, apportando benefici alla salute in termini di controllo dei livelli di colesterolo. A conferma, Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ne consiglia l’assunzione giornaliera di almeno 10 grammi.
Analogamente, sono oggi presenti sul mercato anche ibridi particolarmente produttivi in acido linoleico, vocato soprattutto ai processi di frittura.

Anche il controllo delle malerbe appare però fondamentale nella composizione finale delle rese. A tal fine sono stati sviluppati specifici ibridi resistenti ad alcuni erbicidi Als inibitori. In tal caso sono due le opportunità offerte, ovvero gli ibridi Clearfield e quelli Sx. I primi sono resistenti ad Imazamox, mentre i secondi a tifensulfuron e tribenuron metile, della famiglia delle solfoniluree. In entrambi i casi si può contare su un’elevata efficacia contro le infestanti dicotiledoni, diminuendone la competizione e nel caso dell’imazamox anche verso le monocotiledoni. La loro azione massimaizza in tal modo le rese finali di acheni e di olio.

Quando si semina, quando si raccoglie

Il girasole predilige climi temperati e necessita di condizioni termiche relativamente elevate, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo. Per esempio, sebbene sia in grado di germinare anche a temperature di 4-5°C, l’optimum termico giornaliero è racchiuso fra un minimo di 11-12° e un massimo 22-23°C. 

Ciò permette di seminare la coltura fin dalla metà del mese di marzo, specialmente nelle regioni italiane meridionali. In tal modo le piante entrano in fioritura quando non sia ancora esplosa la calura estiva. Quando seminato precocemente, verso fine inverno, il girasole può infatti sviluppare un efficiente apparato radicale che poi gli permetterà di meglio tollerare la siccità estiva nella fase di formazione della calatide e della fioritura. Il tutto, a vantaggio delle rese finali.

La raccolta avviene invece a fine estate, fra metà agosto, per gli ibridi a ciclo più breve e seminati precocemente, sino a metà settembre in caso di ibridi tardivi seminati a fine aprile-inizio maggio.

Cicli colturali: brevi, medi e tardivi

A seconda dell’area geografica, del clima e dell’ibrido prescelto, il ciclo colturale del girasole può variare indicativamente da 110 a 145 giorni circa. Tre sono le suddivisioni relative alla durata del ciclo colturale: precoce, medio e tardivo, a loro volta segmentabili in sotto-intervalli dovuti alle caratteristiche degli specifici ibridi. Per esempio, si avranno i medio-precoci e i medio-tardivi, al momento i più diffusi in Italia per via degli elevati livelli produttivi.

Le massime rese si possono ottenere seminando precocemente ibridi tardivi, poiché maggiore è il tempo a disposizione delle piante per accumulare olio e sostanza secca. Tale scelta deve però contare su una primavera favorevole anche in termini di disponibilità idrica, dal momento che l’80% dell’accrescimento avviene nel periodo di fioritura. Condizione non sempre soddisfatta dal meteo. Quindi è sempre bene consigliare un certo grado di differenziazione aziendale quanto a epoche di semina e ibridi prescelti. Così facendo si spalmano i rischi e si razionalizza anche la finestra temporale di raccolta, permettendo una migliore pianificazione del lavoro.

Monitorare prima di raccogliere

La maturazione fisiologica del girasole cade all’incirca nel momento in cui il peso secco degli acheni cessa di aumentare. Da questo momento alla raccolta possono però passare alcune settimane, due o tre in genere, poiché va dato agli acheni il tempo di disidratarsi. Tale lasso temporale dovrà essere monitorato periodicamente, al fine di iniziare la raccolta al giusto momento, cioè quando l’umidità degli acheni sia inferiore al 10%. Ciò agevolerà anche la raccolta, poiché più facile sarà il distacco degli acheni dalla calatide.

Rispettando le migliori pratiche agronomiche e colturali, si estrarrà dai propri campi le migliori rese possibili, sia per quanto riguarda i quintali, sia la percentuale di olio.