La ricerca genetica sulle sementi e l’ottimizzazione della razione alimentare nei bovini

Come si produce un mais insilato

Un buon trinciato di mais è il risultato di più fattori (genetica, ambiente, tecnica di coltivazione ed epoca di raccolta), ma la qualità di un insilato di mais è anche correlata alla sua conservazione. L’ambiente e la fertilità del terreno sono difficili o molto costosi da modificare, mentre la tecnica e gli input possono fare la differenza. L’esempio può essere la corretta concimazione.

La concimazione e la fibra

Una concimazione bilanciata, soprattutto per quello che riguarda l’apporto di Azoto, è fondamentale per produrre bene ma anche per migliorare la degradabilità della fibra. Troppo azoto o troppo poco possono ridurre la conversione della fibra in energia. Una eccessiva quantità di concime rappresenta anche una spesa superflua che aumenta solo i costi di produzione. Altro fattore che condiziona la degradabilità ruminale della fibra è l’epoca di raccolta è il livello di sostanza secca del trinciato.

Quando raccogliere il mais per insilato

Sempre considerando un mais coltivato correttamente e che non ha avuto situazioni climatiche avverse (es. grandine) la sostanza secca ideale, per l’utilizzo zootecnico, è tra il 32% e il 35%. Con questi livelli l’insilato di mais avrà raggiunto il giusto livello di maturazione, il giusto livello di contenuto di amido e si potrà realizzare un insilamento e compattamento ideale per la conservazione di tutta la sostanza organica, compresa la fibra. Una sostanza secca inferiore aumenta i rischi di una contaminazione da microrganismi indesiderati (es. clostridi), mentre una sostanza secca più alta diminuisce la capacità di compattamento (effetto spugna) ed aumenta la presenza di ossigeno e lo sviluppo di processi aerobici.

La corretta epoca di raccolta

Per raccogliere l’insilato di mais alla corretta percentuale di sostanza secca è importante la pianificazione. Riuscire a capire in anticipo quando il mais sarà pronto per organizzare il cantiere di raccolta e prenotare il contoterzista è una attività che occupa i 10-15 giorni che precedono l’epoca di raccolta stimata in base alla stagione e all’epoca di semina. Un metodo è quello di effettuare 2 campionamenti con il prelievo di 4-5 piante in almeno 2-3 aree dell’appezzamento, trinciare il materiale e analizzare la sostanza secca. In base a questo dato e alle previsioni metereologiche è possibile individuare quando il mais sarà pronto da raccogliere.

Nuove tecnologie per migliorare la raccolta

Ma nel mondo in evoluzione ci sono tecnologie di agricoltura digitale che supportano le decisioni aziendali con estrema semplicità e precisione. Tramite l’utilizzo delle immagini satellitari e lo sviluppo di complessi algoritmi, frutto di esperienze agronomiche ed informatiche, si piò prevedere il livello di sostanza secca del mais fino a 3 settimane in anticipo. Il sistema Harvest di Agrility, sviluppato da Limagrain, permette di ricevere anche giornalmente un report con il calendario di evoluzione della sostanza secca. Il dato non è solo una media dell’appezzamento ma offre anche una divisione per aree omogenee. In questo modo si potrà organizzare sia l’epoca di raccolta che la priorità di raccolta del campo in base alle diverse umidità.

 

Come conservare tutta l’energia del mais insilato

Avendo effettuato tutte le operazioni in campo correttamente, l’obiettivo dell’insilamento è quello di preservare tutta la sostanza/energia prodotta e renderla disponibile per l’animale. Questo comporta di dover ridurre i processi metabolici e catabolici aerobici che “bruciano” la sostanza organica trasformandola in calore, acqua e acidi tossici. Quindi la corretta compattazione dovrebbe portare l’insilato di mais ad avere un contenuto estremamente basso di ossigeno al suo interno con una densità che si traduce in un peso di circa 650-750 kg per metro cubo di insilato. L’organizzazione del cantiere di raccolta e un adattamento della trinciatura in campo alla capacità di calpestamento in trincea è la prima cosa da fare per ottenere una ottimale densità e la conseguente ottimale conservazione. A preservare il valore dell’insilato contribuiscono anche gli inoculi a base di batteri lattici. Un indicatore di una cattiva conservazione dell’insilato di mais è la temperatura che, se di molti gradi superiore alla temperatura dell’aria, denota la presenza di processi catabolici e degenerativi della sostanza organica.

La degradabilità della fibra e la sua importanza

Se l’ambiente di coltivazione, l’agronomia e la conservazione aumentano la quantità di fibra digeribile e l’energia assorbita dall’animale, la genetica del mais è discriminante per migliorare la velocità di degradazione ruminale della fibra stessa. Poco più di 25 anni fa i ricercatori hanno cominciato a evidenziare i caratteri fenotipici e le correlazioni con il patrimonio genetico degli ibridi di mais. Collegamenti utili a costituire delle linee, da incrociare, adatte alla produzione di insilato per l’alimentazione dei bovini da latte.
L’indice DINAG, messo a punto dall’INRAE (Istituto nazionale francese di ricerca per agricoltura, cibo e ambiente) in collaborazione con Limagrain, è stato il primo indicatore per identificare il valore della genetica di un ibrido di mais dal punto di vista dell’apporto di energia dalla fibra.

Digeribilità totale e tempi di degradabilità ruminale della fibra

Fino agli anni 2000 si è lavorato molto sull’NDF e sulla degradabilità totale della fibra per poi iniziare a valutare anche le tempistiche di degradazione ruminale. Questo nuovo approccio, reso possibile dai nuovi strumenti analitici disponibili, ha permesso di valorizzare la fibra all’interno della razione considerando anche la velocità di transito ruminale e la conseguente capacità di ingestione. Per animali altamente produttivi la necessità di energia aumenta esponenzialmente rendendo necessario un migliore possibilità di utilizzo da parte dell’animale e offrendo la possibilità di aumentare la quantità di sostanza secca ingerita.

L’insilato di mais e il suo utilizzo zootecnico

Con queste nuove conoscenze, la ricerca genetica del mais si è definitivamente diretta verso la produzione di ibridi specifici per l’utilizzo come insilato. Un ibrido di mais, per essere specifico per l’utilizzo in una razione alimentare per vacche da latte, deve avere: fibra altamente e velocemente digeribile, una sanità e tolleranza ai principali parassiti e una eccellente disponibilità di amido. La quantità di granella nell’insilato è un primo indicatore del livello di amido ma, grazie ai nuovi programmi di ricerca, oggi si può classificare anche la qualità zootecnica dell’amido. STARPLUS è il programma di caratterizzazione degli amidi negli ibridi di mais Limagrain. Sono infatti disponibili oggi sul mercato ibridi di mais che hanno una migliore degradabilità dell’amido e garantiscono un utilizzo più completo da parte dell’animale. Migliore utilizzo significa minore residuo non digerito nelle feci. Questo miglioramento contribuisce anche a ridurre le problematiche legate ad una non corretta attività del rumine migliorando quindi la salute degli animali.

Quanto vale usare un mais specifico per insilato

Il nutrizionista o chi ne fa le funzioni ha la gestione completa della razione. Il ruolo delle società sementiere è quello di offrire le informazioni più complete e dettagliate per caratterizzare il prodotto finale insilato. Livello di degradabilità della fibra, qualità dell’amido e sanità per ogni ibrido proposto all’allevatore così che possa selezionarlo, non solo per le caratteristiche agronomiche ma soprattutto per l’utilizzo che ne farà all’interno della razione. Il programma LGAN Milk + caratterizza ogni ibrido di mais in base al tipo di razione e al tipo di obiettivo desiderato. Questa è la strada per poter aumentare la produzione di latte a parità di input e costi: ottimizzare al massimo l’utilizzo dell’insilato di mais partendo dalla sua qualità alimentare. Quindi aumentare la marginalità per l’allevatore.

Vantaggi di una raccolta precoce

Orzo e triticale presentano varietà caratterizzate da differenti momenti ottimali di raccolta, permettendo una razionale scalarità operativa nel tempo. Vista però la prevedibile situazione primaverile, con le trincee vuote o prossime ad esserlo, sono soprattutto le varietà a raccolta precoce a offrire i maggiori vantaggi. Ciò perché sono le prime a rendersi disponibili alla raccolta, rimpinguando in tal modo le trincee in sofferenza e anticipando i tempi in cui è possibile seminare la coltura di secondo raccolto, come per esempio mais o soia. Il tutto a favore della redditività aziendale complessiva per unità di superficie.
Grandi vantaggi sono offerti dalle varietà a raccolta precoce anche in caso le trincee non siano “in riserva”, aumentando la finestra temporale in cui espletare alcune pratiche aziendali, come la distribuzione di concimi e digestati, oppure eventuali lavorazioni del terreno.

Consigli per la raccolta precoce dei foraggi

In fase di maturazione lattea e cerosa gli steli si presentano ancora verdi e vanno sfalciati a circa 10 centimetri da terra al fine di non imbrattare il foraggio con polvere e terra, possibili veicoli di microrganismi nocivi che è bene non contaminino i futuri insilati. Anche le attrezzature meccaniche per la trinciatura vanno impostate al fine di realizzare frammenti dalla lunghezza di 2 centimetri circa, offrendo in tal modo le dimensioni ottimali per i successivi processi di fermentazione e conservazione.