Ristagni idrici al Nord e siccità al Sud

Mentre nel Nord Italia sono state le piogge eccessive a causare danni alle coltivazioni, al Sud è la loro assenza ad aver colpito i raccolti di cereali

Un Italia spaccata in tre: al Nord le precipitazioni troppo abbondanti hanno causato ritardi delle semine e ristagni idrici con la conseguente perdita di quote di raccolto; al Sud la siccità di Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata ha fatto crollare fino al 70% le rese di cereali; relativamente in media il Centro.

 

Nord Italia: danni da piogge eccessive e ristagni idrici

Stando ad Arpa Lombardia, nel primo trimestre del 2024 sono caduti ben 478 millimetri di pioggia sulle stazioni pluviometriche di Milano, facendo registrare un valore vicino a quello del primo trimestre 2014 quando di millimetri ne furono registrati 489. Entrambi gli anni, 2014 e 2024, occupano non a caso i primi due posti della serie storica della stazione di Milano Brera dal 1764.
A fine maggio, sempre secondo Arpa Lombardia, sono già caduti 883 dei poco più di 900 millimetri di pioggia che rappresentano la media annuale. Valori significativamente sopra norma, soprattutto considerando che dalla fine dell’estate potrebbero giungere ancora piogge generose ad alzare ulteriormente il bilancio annuale.

Prime semine spesso da ripetere

Ciò ha comportato diverse anomalie che si sono tradotte in danni veri e propri dovuti a cause differenti. Oltre all’asfissia radicale, infatti, si sono segnalate anche diffuse infezioni di Pythium ed Helmintosporium. Chi ha quindi seminato precocemente il mais, approfittando delle strette finestre temporali con buone temperature e sospensione delle piogge, ha poi subito in molti casi danni sensibili. Solo i terreni più sciolti e meglio sistemati hanno superato tali avversità, mentre altri appezzamenti mostrano oggi fallanze, nanismi e ingiallimenti su porzioni variabili delle superfici seminate.
In alcuni casi vi sarà convenienza a riseminare, trasformando in pratica le seconde semine in semine di prima intenzione. In altri casi si accetterà la perdita del 25-30% delle rese, risparmiando però i costi di una risemina. Una valutazione che dovrà essere ovviamente sviluppata in funzione della condizione specifica di ogni azienda agricola.
Condizione leggermente migliore, ma comunque non auspicabile a inizio anno, quella di chi ha atteso prima di fare entrare in campo le seminatrici. Ciò ha evitato sì perdite e danni, ma ha obbligato a ritardare così tanto la semina da restringere significativamente la scelta quanto a ibridi seminabili. In ogni caso, la stagione 2024 verrà quindi ricordata come una delle più funeste dagli agricoltori del Nord Italia.

Siccità al Sud: danni severi per i cereali a paglia

Situazione ribaltata al Sud Italia, con la siccità che ha colpito soprattutto le aree agricole di regioni come Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia. Le alte temperature primaverili, accompagnate dalla quasi totale assenza di piogge, hanno infatti danneggiato i cereali a paglia nelle fasi di levata, fioritura e successiva maturazione. Come risultato le spighe si presentano oggi povere di cariossidi, le quali appaiono inoltre striminzite o pressoché vuote.
In alcune zone produttive della Sicilia, per esempio, si calcolano perdite di produzione del grano duro fino al 70% rispetto all’atteso. Una percentuale che resta comunque a due cifre nella quasi totalità delle province cerealicole del Sud Italia. Solo chi ha potuto irrigare i propri campi, eventualità ovviamente rarissima, è riuscito salvare le colture dalla temuta “stretta”, mettendosi in condizione di trebbiare un prodotto di sufficiente qualità.


Incognita estate

I mesi estivi potrebbero comunque essere ben tollerati al Nord, per lo meno nelle aree irrigue. L’abbondante riserva di acqua attuale, sia come neve in quota, sia come livelli dei grandi laghi, lascia infatti pensare a una disponibilità sufficiente di risorsa idrica da somministrare tramite irrigazione.
Al sud, invece, il fallimento della campagna cerealicola non potrà purtroppo essere più rimediato in alcun modo, obbligando a censire il 2024 come uno dei più disastrosi dell’ultimo secolo. Anche i raccolti sopravvissuti, infatti, promettono qualità molto spesso insoddisfacenti in termini di peso ettolitrico e di contenuto proteico, con il conseguente deprezzamento delle partite immesse sul mercato.