Rotazioni colturali: tecniche agronomiche e benefici economici

Alternare diverse colture negli appezzamenti è pratica utile a ripartire il rischio di impresa, a differenziare i tempi di lavoro e a contrastare fenomeni di resistenze di malerbe, patogeni e insetti

La monocoltura porta con sé vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi vi è la specializzazione aziendale, anche in termini di parco macchine, mentre come svantaggi si ereditano la specializzazione delle avversità, inclusi i possibili fenomeni di resistenze agli agrofarmaci.
Inoltre, alcune colture tendono a depauperare il terreno quando seminate per molti anni di seguito, come i cereali a paglia, erodendo la quota di sostanza organica presente nei suoli. Ciò provoca una minor resilienza dei terreni agli agenti atmosferici, amplificando i fenomeni erosivi, richiedendo apporti crescenti di fertilizzanti chimici. Una pratica, questa, che può scontrarsi con le regole previste per minimizzare la contaminazione da nitrati delle acque.

Rotazioni colturali: benefici, opportunità e contributi economici

La rotazione colturale è pratica agronomica antica e permetteva in passato di mitigare fenomeni che oggi possono essere controllati tramite l’uso di agrofarmaci e fertilizzanti. Oggi l’avvicendamento di colture differenti è stato invece reso necessario dalle mutate sensibilità ambientali europee, stimolo per le più recenti normative rivolte al settore primario.
Le rotazioni colturali aumentano infatti la fertilità del suolo e la sua stabilità fisica, incrementandone anche la biodiversità microbiologica. Inoltre, variare spesso la coltura impedisce ai parassiti di crescere di pari passo. Per esempio, piralide e diabrotica del mais possono essere contenute alternando questa coltura con specie differenti, come oleaginose o proteiche.
Anche dal punto di vista economico le rotazioni apportano benefici. Se è pur vero che diverse colture implicano diverse attrezzature da impiegare, è anche vero che il ricorso al contoterzismo aggira il problema, mettendo a disposizione diversi macchinari a seconda della coltura da seminare, curare e raccogliere.
Infine, diversificare gli investimenti permette anche di spalmare il rischio economico su più fonti di reddito. In tal senso gli avvicendamenti minimizzano le eventuali oscillazioni dei prezzi delle singole commodities.

 

Rotazioni: cosa prevede la PAC 2023-2027

L’ecoschema 4 della PAC 2023-2027 prevede la rotazione obbligatoria già a partire dal 2023. Tali pagamenti sono previsti per le superfici coltivate a seminativi dal capitolo relativo agli aiuti diretti “Regimi per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali”. L’adesione a tale misura prevede il rispetto delle norme della condizionalità a partire dalla BCAA 7, che concerne proprio le rotazioni, e dal CGO 2, relativo alla protezione delle acque da possibili diffusioni di nitrati.
Chi volesse aderire all’ecoschema 4 non potrà però fruire della deroga a tale obbligo rotazionale, dovendo partire in tal senso già dal 2023. Ciò implica che già dall’anno in corso negli appezzamenti aziendali va praticato un avvicendamento almeno su scala biennale. Una pratica resa possibile dalla molteplicità di colture principali e secondarie esistenti. Ovviamente, ogni zona del territorio italiano, così come ogni azienda, dovrà scegliere dei piani rotazionali conformi alle vocazioni del territorio e dei propri indirizzi produttivi.

A quanto ammontano i pagamenti dell’ecoschema 4

A fronte di tale impegno aziendale, il pagamento annuale previsto dalla PAC varia fra 110 e 124,17 euro/ettaro nelle aree ordinarie, salendo in una forbice fra 132 e 149 euro/ettaro nelle aree Natura 2000 e nelle Zone vulnerabili indicate dal Masaf. Tali pagamenti sono cumulabili con quelli previsti dalle misure specifiche per gli impollinatori, ovvero dall’ecoschema 5.

Gli impegni previsti dall’ecoschema 4

Per rispettare le regole della nuova PAC, sui medesimi appezzamenti si dovrà operare un avvicendamento che preveda:
• Almeno una coltura proteica o oleaginosa, miglioratrice del terreno. In alternativa, come da Allegato VIII del Decreto Ministeriale 23/12/22, prevedere almeno una coltura cosiddetta da rinnovo. Ampio risulta in tal senso il ventaglio di soluzioni, potendosi seminare aglio, arachide, barbabietola, canapa, carciofo, carota, cipolla, cocomero, colza, girasole, lino, mais, melanzana, melone, peperone, pomodoro, patata, ravizzone, soia, sorgo da granella e tabacco.
• Nel piano di avvicendamento possono rientrare colture pluriennali come quelle foraggere, ovvero erba medica o trifoglio fra le leguminose e loietto o festuca fra le graminacee. I terreni posti a riposo potranno avere una durata massima di 4 anni.
• Sono previste alcune limitazioni nella cura delle colture, sia in termini di difesa fitosanitaria, sia di interramento dei residui colturali. A partire dal 1° giugno al 30 novembre 2023 e successivi, sulle leguminose e foraggere non è consentito l’uso di alcun agrofarmaco. Quindi, né diserbi, né fungicidi, né insetticidi. Sulle colture da rinnovo è invece consentita esclusivamente la tecnica della difesa integrata, la cui adesione è su base volontaria, oppure di tipo biologico.
• Circa l’interramento dei residui colturali, questo è reso obbligatorio a esclusione delle aziende zootecniche o per quelle che adottino tecniche di agricoltura conservativa, ovvero minime lavorazioni e semina diretta.

Gli avvicendamenti possibili

Per il biennio 2023-2024, ipotizzando cinque diversi appezzamenti aziendali, è possibile suggerire alcuni avvicendamenti conformi all’ecoschema 4. Per esempio:
• Se si è coltivato grano nel 2023 si può seminare mais nel 2024.
• Il grano a sua volta potrà seguire leguminose come per esempio soia e pisello, oppure oleaginose come colza o girasole.
• Il grano può anche succedere a se stesso, a patto che dopo la mietitrebbiatura del 2023 segua un secondo raccolto con una leguminosa, per esempio la soia. In tal modo, il cereale a paglia viene tenuto separato da una coltura prevista dall’ecoschema 4.
• Un quarto appezzamento potrebbe essere lasciato a erba medica per almeno due anni.
• Il quinto appezzamento potrebbe essere lasciato a riposo.