Semine 2022-2023: grano e orzo, o soia e mais?

Ad agosto le intenzioni di semina pare si stiano spostando verso frumento e orzo, penalizzando così le superfici a mais, soia e girasole. Attenzione però al corretto equilibrio degli investimenti

La siccità dell’anno 2022 ha causato notevoli problemi nella gestione delle colture seminate fra marzo e aprile, rivelatesi bisognose di frequenti interventi irrigui fin dalla primavera e proseguiti poi per tutta l’estate. I cereali autunno vernini sono riusciti a sfuggire parzialmente a tale contingenza, sebbene anch’essi abbiano patito di carenze idriche fin dall’inverno. Un vero dilemma è quindi divenuta la scelta su cosa seminare per la stagione a venire.
Da un lato, i prezzi spuntati nell’anno in corso da frumento e orzo stanno invogliando gli agricoltori ad aumentarne le superfici, sebbene si sia assistito a un sensibile calo delle quotazioni proprio ad agosto, con un -10% circa per i cereali e quasi un -20% per gli oli vegetali. Un dato, quest’ultimo, che potrebbe influire sulle scelte di semina del colza. Dall’altro, la paura che anche nel 2023 la siccità colpisca ancora le colture primaverili-estive dalla tarda primavera in poi, scoraggiando le semine di mais, soia e girasole.

Rischi e opportunità

In primis, non è al momento dato sapere se il meteo autunnale sarà tale da permettere le semine di colza e cereali autunno-vernini, oppure se le ostacolerà con piogge abbondanti e frequenti. Eventualità a cui si è già assistito nel 2010 con campi allagati in ampie aree soprattutto del Nord Italia. Sebbene alcune varietà di grano possano essere seminate anche nel cuore dell’inverno, potrebbe in tal caso valere la pena valutare un cambio di orientamento colturale, attendendo l’inizio della primavera per investire maggiormente proprio in mais, soia e girasole.
Inoltre, come spesso capita, possono giungere pessime soprese in caso troppi agricoltori rincorrano le colture che nell’anno precedente anno spuntato prezzi più soddisfacenti di altre. infatti, spostando le previsioni di prezzo al momento del prossimo raccolto, i rapporti tra le quotazioni dei diversi prodotti agricoli potrebbero cambiare drasticamente vedendo calare i prezzi delle colture ritenute a priori più remunerative e facendo per contro lievitare le quotazioni di quelle trascurate in fase di semina.

Per esempio, ciò accade sovente nel riso, a causa delle oscillazioni nelle semine delle diverse varietà disponibili: ciò che scarseggiava l’anno precedente, e per tale ragione ha spuntato un prezzo migliore, abbonda in quello successivo, deludendo poi coloro che speravano invece di ripetere la performance economica.
Difficile quindi trovare un buon equilibrio nella ripartizione delle superfici aziendali, dal momento che non esiste alcun sistema di coordinamento in sede di pianificazioni delle semine, ciò nel rispetto del libero mercato e della discrezionalità di scelta dei singoli imprenditori. Resta però il fatto che meglio sarebbe che le semine venissero pianificate oculatamente, senza rischiare sbilanciamenti ad alto rischio e mantenendo più possibile una differenziazione, dell’impiego della superficie aziendale, sia con diverse colture che tra semina autunnale e primaverile.
Gli scenari attuali, però, oltre ai rischi sopra esposti propongono anche delle interessanti opportunità. In altri approfondimenti si è infatti dato risalto all’importanza delle corrette pratiche irrigue. Ciò che ha afflitto le colture primaverili-estive nel 2022 non è quindi detto debba ripetersi nel 2023, anche in caso si dovessero fronteggiare scenari siccitosi simili a quelli dell’anno in corso. Il tempo per attrezzarsi in tal senso c’è, dando la possibilità agli agricoltori di ampliare la propria libertà di scelta quanto a ripartizioni colturali possibili. Ciò andrebbe a vantaggio della ripartizione dei rischi su più colture e su momenti diversi dell’anno, sia in termini di rese, sia di prezzi.