Trinciare orzo e triticale: meglio il giusto compromesso
Lo stadio di maturazione delle colture influisce su valore nutrizionale e profilo fermentativo. Il momento ideale per trinciare varia quindi a seconda dei casi
Nei piani rotazionali delle aziende zootecniche una quota della Sau è bene venga allocata alla coltivazione di cereali autunno-vernini quali orzo e triticale. Ottimi per la produzione di insilato, integrano le razioni in stalla giocando a favore anche del contenimento dei costi complessivi. Ciò si valorizza ancor di più in caso l’azienda sia orientata anche alla produzione di biogas. La raccolta precoce di orzo e triticale, tramite trinciatura, permette inoltre di seminare mais da secondo raccolto, coprendo in tal modo un numero maggiore di mesi in cui le superfici aziendali saranno produttive.
Il momento ideale per la trinciatura dei cereali può variare però in funzione dell’indirizzo che si intende dare a quei raccolti. Le variabili da considerare sono infatti molteplici, partendo dal valore nutritivo e dalla sua digeribilità. Variando infatti lo stadio di maturazione delle colture al momento della raccolta, varieranno anche il valore nutrizionale e il profilo fermentativo che il foraggio presenterà in seguito. Di norma, la raccolta di orzo e triticale può spaziare fra lo stadio di piena fioritura sino a quello di maturazione latteo-cerosa, presentando al contempo diversi vantaggi e svantaggi.
I Variabili che cambiano nel tempo
In questa finestra temporale cambiano significativamente alcuni importanti parametri del raccolto. Per esempio, cala il tasso di proteina grezza, quasi dimezzandosi fra fioritura e maturazione lattea. Al contempo aumenta però il contenuto di amido, raggiungendo l’apice a maturazione cerosa. Anche le fibre aumentano, ma a scapito della digeribilità, poiché più è maturo il cereale, più sarà elevato il contenuto di lignina.
Se la trinciatura cadrà fra piena fioritura e inizio maturazione lattea, il foraggio presenterà quindi una maggiore digeribilità, ma anche valori nutrizionali e di pH leggermente inferiori a quelli che si possono raggiungere trinciando i cereali a maturazione latteo-cerosa. Anche la composizione delle sostanze a reazione acida cambia nel tempo, seppur leggermente. Per esempio, grazie alla maggior presenza di zuccheri liberi nei trinciati precoci si potranno misurare livelli più alti di acido lattico e acetico, frutto di una più facile fermentazione. In compenso, risulta quasi assente l’acido butirrico.
Anche l’NDF (Fibra al detergente neutro) cambia a seconda del momento di trinciatura. Tale parametro è di fatto espressione della quota digeribile del trinciato e dipende dai rapporti che sussistono fra le diverse tipologie di fibre. La emicellulosa è più digeribile della cellulosa e questa a sua volta è più digeribile della lignina. Più le pareti cellulari accumuleranno lignina, minore sarà la digeribilità all’interno dei rumini o dei digestori per il biogas.
Le unità foraggere a fioritura o a maturazione latteo-cerosa
L’unità foraggera latte (Ufl) corrisponde all’energia netta che serve per la produzione di un’unità di volume di latte. A sua volta l’energia netta dipende dalla quantità e dalla composizione della sostanza secca. Per tali ragioni le Ufl risultano maggiori nei cereali trinciati precocemente in ragione di circa il 10-15%, ma patiscono di una minor presenza di sostanza secca.
A maturazione latteo-cerosa si può infatti misurare fino al 30% in più di sostanza secca estraibile a ettaro. Indicativamente, le Ufl prodotte per ettaro sono quindi maggiori del 15-25% se i cereali autunno-vernini vengono trinciati a maturazione latteo-cerosa rispetto a tempistiche più precoci.
L’importanza del secondo raccolto
Oltre a valutare il momento di raccolta in funzione delle Ufl, però, vi sono altre variabili da considerare. Per esempio l’intenzione di seminare una coltura da secondo raccolto. La trinciatura effettuata precocemente consente infatti di anticipare anche quest’ultima, liberando i campi con diversi giorni di anticipo. In sostanza, il calcolo delle Ufl complessive per ettaro dovrà essere più ampio, considerando anche quelle derivanti dal mais seminato in post-trinciatura dei cereali autunno-vernini.
Tale calcolo non è dei più semplici, poiché è sempre aleatorio fare stime a inizio maggio su una stagione che terminerà a fine settembre o a inizio ottobre. Ciò a causa di un clima non sempre favorevole all’una o all’altra scelta. Come regola generale può quindi valere quella di differenziare le tempistiche per le raccolte e quindi per le successive semine, in modo da spalmare gli eventuali rischi.
Oltre a comporre un trinciato di cereali dalle caratteristiche medie, seguendo tale approccio differenziale si potranno sfruttare anche i vantaggi di una semina e di una raccolta scalare, a tutto vantaggio della gestione del parco macchine o dei contoterzisti chiamati a intervenire.