Insetti e uccelli parassiti del mais: danni e rimedi

Nottue, piralide, elateridi e diabrotica. A questi si aggiungono corvi, cornacchie, gazze e fagiani. Come difendere il mais dagli attacchi di questi parassiti

Erbe infestanti e patogeni: queste le avversità più comuni del mais provenienti dal Regno vegetale e da quello dei funghi, sebbene in minor misura. Dal Regno animale sono invece diversi gli organismi che danneggiano la coltura sin dalla semina in campo: insetti, uccelli, nutrie e cinghiali arrecano infatti danni spesso più gravi di quelli apportati dalle infestanti stesse.
Ai due mammiferi, veri flagelli per le colture e non solo, verrà dedicato in futuro uno specifico approfondimento. Il presente articolo, invece, focalizzerà sui danni causati dagli insetti e dall’avifauna selvatica.

Quali sono gli insetti parassiti del mais

Gli insetti fitofagi rappresentano una triplice preoccupazione per i maiscoltori, colpendo dapprima l’apparato radicale con le larve di elateridi e diabrotica, poi le giovani piantine appena emerse in campo. I germogli sono infatti molto appetiti dalle nottue del genere Agrotis. Infine, le piante del mais saranno esposte a rischi entomologici a carico di foglie e spighe, a causa degli attacchi larvali di piralide.

Quali danni generano i fitofagi del mais

I diversi insetti parassiti causano danni severi alla produttività finale se le loro popolazioni non sono adeguatamente contrastate. Attaccando le radici, gli insetti terricoli minano infatti la capacità di estrarre acqua e nutrienti dal suolo, arrivando nei casi più gravi a causare l’allettamento delle piante a causa dello scarso ancoraggio.
Le nottue, da parte loro, recidono i giovani steli delle piantine in via di sviluppo. Tali attacchi sono ben visibili, poiché lasciano vistose fallanze in campo.
Infine la piralide. A meno di elevate pressioni di popolazione, non provocano danni particolari le perforazioni alle foglie dovute alla prima generazione dell’insetto. Molto più gravi le conseguenze degli attacchi successivi, concentrati questi sulle spighe. Oltre ai danni fisici alla granella, dovuti ai morsi delle larve, queste aprono anche la via alle colonizzazioni di funghi saprofiti del genere Fusarium. Questi microrganismi generano infatti una micotossina nota come DON, acronimo di deossinivalenolo.

I rischi per la salute dei consumatori

Il DON ha un profilo tossicologico molto sfavorevole, motivo per il quale sono stati fissati limiti di Legge particolarmente restrittivi circa i suoi residui nel mais. Il Regolamento (Ce) N. 856/2005 ha infatti stabilito una soglia di un solo microgrammo per chilo di peso corporeo come dose massima assumibile giornalmente dall’uomo. Tale valore è inferiore alla quasi totalità dei limiti imposti agli agrofarmaci impiegati in agricoltura, anche a causa delle potenzialità cancerogene di questa tossina naturale.

Come eliminare i parassiti del terreno

Una prima regola da seguire prevede la rotazione con altre colture meno appetite da elateridi e diabrotica. La prolungata monocoltura di mais è infatti il primo fattore predisponente per la moltiplicazione delle popolazioni parassite.
Nei solchi di semina possono quindi essere distribuiti geoinsetticidi tramite appositi microgranulatori. Contro la diabrotica, inoltre, si possono applicare insetticidi fogliari in estate, quando gli adulti sono in fase di accoppiamento. Tale applicazione, da effettuarsi subito prima o subito dopo la fioritura del mais, abbatte la popolazione dell’insetto, minimizzando quindi gli attacchi larvali l’anno successivo. Anche i tempi di semina giocano un ruolo fondamentale. Quanto più le semine sono anticipate, tanto più sarà sviluppato l’apparato radicale Ciò lo renderà più tollerante quando si manifesteranno i primi attacchi degli insetti terricoli.

Come contenere i parassiti primaverili ed estivi del mais

Di norma le nottue non vengono trattate, poiché i loro attacchi sono molto localizzati negli appezzamenti e solo nei casi più gravi arrecano danni severi alle rese. Al contrario, la piralide va gestita con molta attenzione, per esempio monitorandone la presenza in campo tramite le apposite trappole a feromoni.
Spesso sono necessarie delle applicazioni insetticide, da effettuarsi soprattutto al momento dell’ovideposizione da parte dell’insetto. La piralide depone infatti caratteristiche ovature sulle foglie, potendo essere quindi controllata da insetticidi che esplicano attività sia ovicida sia larvicida.

Attenzione anche agli uccelli

Sebbene siano un problema secondario rispetto agli insetti, anche l’avifauna selvatica può impattare le rese finali dei maiscoltori. Soprattutto le prime fasi di sviluppo della coltura sono particolarmente suscettibili ai danni arrecati dall’avifauna granivora. Corvi, cornacchie, gazze e più sporadicamente fagiani possono infatti scoprire con il becco i semi e ingerirli. Ciò avviene anche in fase di post-germinazione, dato che la piantina appena emersa segnala all’uccello la posizione esatta del seme sottostante. I danni da avifauna sono peraltro in aumento in diverse aree maidicole del Nord Italia, con il Veneto che da solo contabilizza danni nell’ordine di alcuni milioni di euro.

Come allontanare gli uccelli dal mais

Un primo consiglio agronomico da seguire prevede la massima tempestività nella semina: chiudere velocemente questa fase diminuisce il tempo a disposizione dell’avifauna per moltiplicarsi, attratta proprio dai semi in via di germinazione. Sebbene alcuni danni si verifichino comunque, le piante riescono in tal modo a crescere a sufficienza prima che la popolazione di uccelli diventi importante.
Esistono inoltre appositi dissuasori sonori temporizzabili, fatti in guisa di cannoncini, che emettono ritmicamente rumori secchi e improvvisi. A tali rumori, però, gli uccelli sembrano inclini ad assuefarsi abbastanza velocemente.
Infine, l’assicurazione. Stipulare una polizza contro i danni da animali selvatici permette di compensare almeno parzialmente le perdite. Ovviamente tale pratica, essendo economicamente dispendiosa, dovrà essere adottata solo dalle aziende che di questi danni patiscano in modo significativo. In sostanza, conviene solo quando il danno medio di almeno un quinquennio risulti più alto del costo della polizza stessa.