Mais e semine anticipate: rischi e vantaggi

Le semine anticipate del mais apportano significativi vantaggi vegeto-produttivi, ma espongono la coltura ad alcuni rischi come ristagni idrici o ritorni di freddo

L’inverno sta puntando velocemente alla primavera. A conferma e a titolo di esempio, le temperature medie nelle pianure lombarde nella seconda settimana di febbraio si collocavano quasi stabilmente sopra i 10°C. Le piogge occorse alla fine della prima decade del mese hanno inoltre predisposto il terreno anche in termini di umidità.

Tali condizioni termiche e idriche favorevoli inducono quindi a guardare alle semine del mais come evento ormai prossimo. Ciò comporta però diversi rischi e benefici, da valutarsi attentamente in fase di pianificazione delle semine.

Condizioni ideali per la germinazione e l’emergenza del mais

Avendo la coltura una temperatura basale pari appunto a 10°C, a partire da questo momento potranno essere accumulati i gradi/giorno necessari alla germinazione e alla successiva emergenza. Quest’ultima sarà infatti in funzione delle temperature medie registrate nei giorni successivi alla semina, dovendo accumulare circa 50 gradi per verificarsi.

Tale valore è rappresentato dalla somma dei gradi giornalieri medi in più rispetto alla temperatura minima necessaria. Per esempio, in un periodo con temperature medie di 12°C, il valore di 50 gradi si raggiungerà in circa 25 giorni.

Vantaggi di una semina anticipata

Seminare il mais precocemente può offrire diversi vantaggi alla fisiologia della coltura, variabili in funzione anche della classe Fao seminata e quindi del ciclo stesso degli ibridi prescelti. Come regola generale, la semina precoce del mais consente alle piante di anticipare lo sviluppo rispetto ad alcune condizioni sfavorevoli, sia biotiche, sia abiotiche.

Per esempio, una pianta con l’apparato radicale già sviluppato a sufficienza reggerà molto meglio gli eventuali attacchi di parassiti terricoli come la Diabrotica. Il suo sviluppo avrà inoltre maggiori probabilità di avvenire in condizioni metereologiche favorevoli, con temperature miti e periodiche piogge atte a soddisfarne i fabbisogni idrici.

Anche la luce solare viene meglio sfruttata, poiché una semina precoce permette alle piante di beneficiare degli allungamenti di ore/giorno tipici della primavera. Ciò consente alla coltura di toccare il pieno sviluppo in prossimità del solstizio d’estate, momento in cui sono massime le ore di illuminazione, favorendo in tal modo i processi fotosintetici alla base della produzione di biomassa.

Anticipare il ciclo colturale fa anche sì che la fioritura avvenga prima che si instaurino condizioni avverse, come quelle tardo primaverili in cui si generano di norma alte temperature e carenze di acqua. E una corretta fioritura, si ricorda, è alla base della produttività finale dei raccolti.

Iniziare presto le semine del mais, partendo dagli appezzamenti più predisposti e con gli ibridi più idonei, assicura anche una maggiore diversificazione dei rischi aziendali, ampliando al contempo la finestra di raccolta a tutto vantaggio della pianificazione delle trebbiature o trinciature.

 

Rischi di una semina anticipata

Nonostante gli indubbi vantaggi che le semine anticipate comportano, vanno tenuti in considerazione anche i rischi di tale approccio gestionale. Come detto, al mais servono circa 50 gradi di somma termica per emergere e valore viene ovviamente raggiunto in tempi diversi in funzione del momento in cui i semi vengono posti a dimora. Seminare a fine febbraio o a inizio marzo può far sì che i 50 gradi si realizzino in 5-6 settimane, mentre seminando un mese dopo, con temperature medie più elevate, il mais emerge circa nella metà del tempo.

Un periodo molto lungo di permanenza dei semi nel terreno può portare quindi con sé maggiori rischi di ristagni idrici dovuti a piogge battenti e prolungate, come avvenne per esempio nel 2013 quando i maiscoltori che avevano seminato precocemente dovettero riseminare a fine maggio. Sebbene tali condizioni estreme siano molto rare, i rischi dovuti ai ristagni idrici vanno comunque tenuti in considerazione, soprattutto nei terreni meno sciolti.

Altro rischio tangibile, i ritorni repentini di freddo, con gelate che possono verificarsi a inizio primavera. In tal caso le giovani piantine appena emerse possono patire di danni da freddo, mentre se la coltura non è ancora emersa la fase termica sfavorevole può passare senza lasciare particolari conseguenze.

In ogni caso, anche senza che si verifichino condizioni metereologiche particolarmente ostili, seminare troppo presto può indurre una germinazione disomogenea e generalmente più stentata. Una condizione fisiologica stentata e difforme che poi si ripercuoterà sulle rese finali.

Come orientare le scelte degli ibridi

Fatte le debite valutazioni, che dovranno essere specifiche azienda per azienda e zona per zona, chi dovesse optare per la semina precoce sarà bene adotti alcuni accorgimenti atti a massimizzare i benefici e a minimizzare i rischi.

Per esempio, la scelta degli ibridi dovrà orientarsi verso quelli che assicurano uno spiccato “early vigor”, capaci cioè di svilupparsi significativamente anche a fronte di condizioni non ottimali di crescita. Inoltre, concorre al risultato anche la collocazione lungo il solco di semina di specifici fertilizzanti granulari capaci di apportare alla coltura uno spiccato “effetto starter”. In commercio esistono peraltro formulati che oltre a tale ruolo espletano anche una funzione protettiva delle radici, contenendo insetticidi specifici contro i parassiti terricoli.

Anche le pratiche agronomiche di gestione del terreno possono giocare un ruolo importante. Per esempio, la pratica dello “strip-till” consente di realizzare condizioni termiche più favorevoli nella porzione di terreno in cui si dovranno approfondire le radici. Infine, la presenza di residui colturali sul terreno, condizione che si verifica in caso di semina su sodo, permette di contare su una sorta di effetto-pacciamatura che gioca a favore della protezione termica dei semi in corso di germinazione.