Malattie della colza, quali sono e come combatterle

Sclerotinia, Alternaria, Peronospora, Cilindrosporiosi, Phoma e Oidio: le soluzioni sono rotazioni colturali, varietà resistenti e trattamenti fungicidi autunnali e in prefioritura

La coltura del colza è seminata in Italia in ragione di circa 18.500 ettari, dai quali si raccolgono 53.000 tonnellate di semi oleosi. Da questi si estraggono oltre 25.000 tonnellate di olio di semi, ampiamente utilizzato in cucina soprattutto per le fritture.

Circa l’epoca di semina, nel nord Italia il colza viene seminato per lo più tra fine agosto e fine settembre, con la massima frequenza nella prima decade di settembre. In condizioni favorevoli per temperature e umidità le semine possono però proseguire fino a tutto ottobre.

Le malattie fungine del colza

I patogeni che attaccano il colza sono principalmente Phoma lingam, Alternaria brassicae, Sclerotinia sclerotium, Peronospora brassicae, Cylindrosporium concentricum, Leptosphaeria maculans ed Erysiphe cruciferarum.

  • Phoma lingam (Leptosphaeria maculans): nota anche come “necrosi del colletto”, “Marciume secco” o “Piede secco”. I sintomi di questa malattia si manifestano in primavera e generalmente includono cancri del fusto basale, cui sono abbinate lesioni fogliari di forma ovale e di colore grigiastro. Nei casi più gravi più dare origine anche a marciumi radicali, poiché il fungo può penetrare direttamente nelle radici. Le fasi critiche per la malattia cadono sia in autunno, sia in primavera, soprattutto in presenza di elevati tassi di umidità e temperature sopra i 10°C.
  • Sclerotinia sclerotium: questa malattia colpisce soprattutto quando la coltura si trova al 50-60% della fase di fioritura, in condizioni di primavere molto umide.
  • Alternaria brassicae: l’alternariosi provoca il cosiddetto “seccume delle foglie” ed è presente durante l’intero ciclo colturale, sebbene il patogeno sia dannoso soprattutto in fioritura, specialmente quando favorita da piogge frequenti e alta umidità relativa.
  • Cylindrosporium concentricum: colpisce soprattutto nella fase tra fine rosetta e inizio levata. Le condizioni ideali prevedono autunni umidi e freschi, seguiti da inverni miti e piovosi che proseguono con inizi primavera molto umidi.
  • Erysiphe cruciferarum: l’oidio, o mal bianco, attacca foglie e steli in tarda primavera, quando le temperature sono tendenzialmente più alte e di solito segue temporalmente gli attacchi di peronospora, più tipicamente favorita da temperature fresche ed elevata umidità.

Nel catalogo di Limagrain Italia per il colza  sono contenute varietà e ibridi tolleranti a diverse patologie fra le sopra menzionate, come Phoma, Leptosphaeria e Cylindrosporium. La scelta di queste soluzioni di semina permette di ridurre la necessità di intervenire con specifici fungicidi in campo.

Precauzioni agronomiche: le rotazioni colturali

Il colza apporta tangibili benefici rotazionali, aumentando la percentuale di sostanza organica e migliorando le condizioni fisico-chimiche del terreno. Permette inoltre di ridurre la presenza di malerbe infestanti e di parassiti terricoli.

Una delle prime azioni da intraprendere per proteggere il colza dalle malattie fungine è quella di inserire la coltura nelle più opportune rotazioni pluriennali. Di norma, sono necessarie rotazioni di almeno 3-4 anni, meglio se di cinque. In tal caso le colture più consigliabili sono frumento, orzo, cover crops invernali di graminacee, soia, mais, girasole e trifoglio.

Girasole, pisello e soia sono però sensibili anch’esse alla Sclerotinia, quindi è bene non precedano né seguano immediatamente il colza. Tali colture vanno infatti seminate a precedere o a seguire cereali a paglia, mais e altre foraggere, lasciando almeno due anni di distanza rispetto alla semina del colza.

Da parte sua, l’Alternaria affligge anche altre crucifere, colture che quindi non vanno poste a dimora nei medesimi appezzamenti del colza a meno di tre anni di distanza.

Trattamenti fungicidi

Contro Alternaria, Sclerotinia, Marciume secco e Cilindrosporiosi si possono infine applicare specifici fungicidi come difenoconazolo (anche in miscela con azoxystrobin), metconazolo e protioconazolo. Questi controllano anche l’oidio e vanno applicati alla comparsa dei primi sintomi visibili su foglie e/o silique. Il tutto, avendo cura di non superare il numero consentito di applicazioni annue, variabili queste a seconda del formulato. Bene prestare attenzione anche all’intervallo di sicurezza pre-raccolta, al fine di evitare residui superiori ai limiti di Legge.

Su colza invernale si può effettuare una prima applicazione fungicida in autunno allo stadio di quattro foglie della coltura. A questa può seguire poi un secondo trattamento in primavera dallo stadio di inizio allungamento dello stelo fino a fine fioritura. Su colza primaverile va invece effettuata una sola applicazione allo stadio di inizio allungamento dello stelo.

Contro la peronospora sono utilizzabili anche prodotti rameici al verificarsi delle condizioni di umidità e temperatura predisponenti la malattia, usualmente da inizio a metà primavera.

Infine, per controllare la Sclerotinia in regime di agricoltura biologica è possibile impiegare formulati a base di Bacillus subtilis (ceppo QST 713), effettuando due applicazioni tra inizio e fine fioritura.

Virus alleati del colza?

Il colza può patire di alcuni virus come il TuYV (Turnip yellows virus) contro cui si può agire sia sulla tolleranza genetica della coltura sia sul controllo degli insetti che veicolano i virus, come per esempio gli afidi. Sul mercato sono già stati introdotti ibridi resistenti al TuYV che permettono un efficace controllo della malattia.

Ma da qualche anno è allo studio un micovirus, ovvero un patogeno dei funghi che infettano il colza. Dai primi studi effettuati, questo agente patogeno anti-fungino sarebbe in grado di contrastare le proliferazioni di sclerotinia, considerata la principale malattia del colza. A conferma, a causa della Sclerotinia in Francia le perdite in campo possono toccare i 20 quintali per ettaro.

Il micovirus oggetto di studio avrebbe mostrato la capacità di ridurre i danni da Sclaeotinia del 68% circa. Si attendono quindi eventuali sviluppi concreti.